Lontano, lontano nel tempo
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1. Lontano, lontano 2:42
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2. Mi sono innamorato di te 2:41
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3. Ciao amore, ciao 3:03
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4. Io sono uno 2:30
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5. Tra tanta gente 2:36
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6. E ci diranno 2:20
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7. Una vita inutile 2:46
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8. Vorrei sapere perchè 1:46
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9. Amore, amore mio 1:52
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10. Io vorrei essere là 2:51
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11. Il mio regno 4:05
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12. Lejano, lejano 2:51
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1. Vedrai, vedrai 3:30
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2. Angela 2:44
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3. Un giorno dopo l’altro 2:48
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4. Come tanti altri 1:30
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5. Quando 3:02
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6. Cara maestra 2:38
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7. Mi chiesi solo amore 2:05
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8. Quello che conta 2:47
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9. Averti tra le braccia 3:07
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10. Mai 2:14
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11. La mia geisha 3:21
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12. Un giorno dopo l’altro 2:49
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1. Se stasera sono qui 3:00
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2. Isy 1:56
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3. La ballata dell’eroe 1:44
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4. Come mi vedono gli altri 2:39
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5. Ognuno è libero 2:36
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6. Se sapessi come fai 2:52
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7. I miei giorni perduti 3:20
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8. Uno di questi giorni ti sposerò 2:39
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9. La mia valle 2:38
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10. Amore 2:07
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11. Ti ricorderai 2:12
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12. Ognuno è libero 2:37
A cinquant’anni dalla drammatica scomparsa, l’eredità di Luigi Tenco si svela più che mai presente in “Lontano, Lontano nel Tempo”, una collezione di tre dischi dai brani immortali, un’antologia nel senso più proprio del termine: fiori di poesia purissima raccolti in un percorso che, interrogando una carriera tragicamente breve, è in grado di restituirci un ritratto intenso e comprensivo di una delle più grandi figure del nostro Novecento.
Non mancano i classici che hanno mantenuto caro Tenco alla coscienza popolare, quelle “Lontano, Lontano”, “Mi Sono Innamorato di Te”, “Vedrai, Vedrai” che con tocco sublime aprono i diversi capitoli di questo viaggio artistico. Tra le tracce iniziali del primo disco troviamo anche “Ciao Amore, Ciao”, l’indimenticabile fatale colonna sonora dell’addio del cantautore genovese, che posta così, in apertura, sembra volerci ricordare che quando si ha a che fare con musica e di poesia, non si può mai davvero parlare di fine.
La successiva “Io Sono Uno” ci presenta un Tenco cosciente, in grado di delineare se stesso ed il mondo di fuori con tratti essenziali :“Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro”.
La sensibilità poetica di Luigi Tenco non manca di farsi cullare da astrazioni melanconiche in splendidi episodi come “Il Mio Regno” e “La Mia Valle”, in fondo rispettivamente al primo e terzo disco: se il regno cantato dall’artista prende le sembianze di una fiaba scandita nell’affannosa ricerca di illusorio conforto, nel secondo brano Tenco affida al futuro, ad un domani lontanissimo, speranze coscienti della propria precarietà.
“Lontano, Lontano nel Tempo” attinge ad una produzione che il tempo ha voluto limitata (solo tre gli Lp pubblicati in vita dall’artista), ma che ha saputo comunque costituire un corpus poetico densissimo ed inarrivabile nel vasto panorama del cantautorato italiano. La raccolta non rinuncia nemmeno a deliziare i conoscitori di Tenco con perle che non avevano ancora trovato spazio su disco: si tratta di “Lejano, Lejano” e “Un Dia y Otro Dia”, versioni spagnole di “Lontano, Lontano” e “Un Giorno Dopo l’Altro”, il brano che nel 1966 apriva il lato B dell’ultimo album del cantautore.
Il secondo disco della raccolta ci ripropone anche il lato più pungente di Luigi Tenco, rappresentato dal capolavoro del 1962 “Cara Maestra”. Proprio il contesto storico che avvolge la canzone è utile a ricordarci quanto questa fosse coraggiosa, carica d’ispirazione nello smascherare ipocrisie tanto familiari quanto cruciali, badando a non risparmiare né il potere politico né quello ecclesiastico. Brani come “Cara Maestra” e “Ognuno E’ Libero” (presente nel terzo disco) si scrollano di dosso i propri cinque decenni di vita al primo tocco di chitarra, rivelando oggi più che mai un’attualità che impressiona più e più ad ogni strofa.
L’ultimo capitolo della raccolta celebra anche le doti, spesso non degnamente celebrate, del Tenco interprete: la sua intensa rilettura de “La Ballata dell’Eroe” di Fabrizio De Andrè (segnalata a Luciano Salce per la colonna sonora del film “La Cuccagna”) gioca un ruolo fondamentale nella carriera di Faber, che nell’amico individua “quello che mi era più vicino come formazione politica e poi, da artista, come tematiche trattate”.
Avvolto da un magico tappeto sonoro d’altri tempi, in “Ti Ricorderai” Luigi Tenco si rivolge con fascino dolceamaro all’amata: “ti ricorderai di me quando m’avrai perduto, e ripeterai le frasi che io t’ho insegnato”.