Amused to death
1 The Ballad of Bill Hubbard 00:04:19
2 What God Wants, Pt. I 00:06:00
3 Perfect Sense, Pt. I 00:04:16
4 Perfect Sense, Pt. II 00:02:51
5 The Bravery of Being Out of Range 00:04:43
6 Late Home Tonight, Pt. I 00:04:01
7 Late Home Tonight, Pt. II 00:02:13
8 Too Much Rope 00:05:47
9 What God Wants, Pt. II 00:03:42
10 What God Wants, Pt. III 00:04:18
11 Watching TV 00:06:08
12 Three Wishes 00:06:50
13 It’s a Miracle 00:08:30
14 Amused to Death 00:09:07
Tra i membri fondatori dei mitici Pink Floyd, Roger Waters (in seguito fuoriuscitone) ha pubblicato anche degli album solisti e questo è il terzo, in ordine cronologico.
Decisamente più vicino al mood e alle sonorità di dischi fondamentali dei Pink Floyd, come “The Dark Side Of The Moon” e “The Wall”, rispetto alle prime due prove soliste (rispettivamente “The Pros And Cons Of Hitchhiking” del 1984 e “Radio K.A.O.S.” del 1987), l’album vede Waters dare una grande prova di se soprattutto dal punta di vista vocale, ma anche in veste di co-produzione con Pat Leonard (produttore storico di Madonna).
L’album fu registrato con una tecnologia innovativa per quei tempi: il Q-Sound, una sorta di surround virtuale che aumenta l’ampiezza dell’immagine sonora e rende più netta la sensazione che determinati suoni e voci provengano da dietro o dai lati rispetto all’ascoltatore.
Non a caso il suono risulta splendido, quasi supremo: voce, strumenti e svariati effetti sonori (come nella miglior consuetudine pinkfloydiana) sono catturati e resi all’orecchio con un alto tasso qualitativo.
Molteplici gli ospiti coinvolti, tra i quali spiccano: le chitarre soliste sopraffine di Jeff Beck (presente in ben 7 tracce su 12) e Steve Lukather (nelle tracce 3, 4 e 8); il basso di Randy Jackson (nelle tracce 2 e 9) e di John Patitucci (nella traccia 11); la batteria di Jeff Porcaro (nella traccia 13); le voci maschili di Don Henley (nella traccia 11) e femminili di N’Dea Davenport (nella traccia 2) e Rita Coolidge (nella traccia 14).
Settantadue minuti di sublime denuncia sociale, rivestita da un manto sonoro meraviglioso.
Non manca una citazione degli stessi Pink Floyd: l’inconfondibile nota di pianoforte che apriva Echoes, compare distintamente all’inizio di What God Wants, Part III.
L’intero album è dedicato alla memoria del soldato inglese William “Bill” Hubbard, caduto in trincea durante la prima guerra mondiale.
Sia in apertura che in chiusura del medesimo album è stata registrata la voce autentica di un suo commilitone, Il soldato Alf Razzell, che dopo tutti quegli anni, ancora porta con se il senso di colpa di aver dovuto abbandonare Bill nella terra di nessuno, per non morire egli stesso.
Non a caso, i due soldati erano arruolati nei Reali Fucilieri come il padre di Waters, caduto in Italia, ad Anzio, nel 1944.
L’album contiene inoltre numerose considerazioni sulla guerra e sull’atteggiamento dell’opinione pubblica e della società del tempo al riguardo.