SPECIALE LUCIO DALLA – BANANA REPUBLIC
18 Nov 2015BANANA REPUBLIC
Anno: 1979
Tutto ebbe inizio dal duetto “Ma come fanno i marinai” . Dal successo del brano nasce l’idea di fare un tour insieme. La risposta del pubblico è strepitosa, 50.000 persone a sera riempiono gli stadi di tutta Italia. Si registrano i live…
In corsa, durante lo svolgimento dei concerti, si decide di far uscire l’album. Si scelgono 10 tracce tra le 28 che ogni sera si eseguono sul palco, e nasce “Banana Republic”, un disco che è entrato nella storia della musica cantautoriale italiana .
A vederli , così diversi, questi due musicisti, questi due artisti, poeti, sembravano non entrarci nulla l’uno nella storia dell’altro.
Il comunicativo, travolgente, imprevedibile Lucio e il riservato, ombroso e timido Francesco, una “strana coppia”. Chissà. E invece, funzionò. Fu alchimia naturale, amore artistico, rispetto ed interesse per il lavoro dell’altro.
Durante il concerto, quando non cantavano insieme, nessuno dei due lasciava il palco. Restavano, invece, e condividevano la musica , suonando, vivendo il momento.
Gli arrangiamenti furono curati da Ron, che suonava la chitarra e il pianoforte.. Gli altri erano i Cyan e musicisti come Curreri, Portera&co., che formeranno poi gli Stadio.
Apre l’album “Banana Republic”, cover di un brano di Steve Goodman a cui De Gregori aggiunse un testo agrodolce, ironico, divertente, che racconta di bancarottieri in fuga ai Tropici, un tema che non passerà mai di moda. . L’aria che si respira è rilassata, solare. De Gregori comincia a raccontare, Dalla si aggrega . L’andamento è caraibico, si muove come le onde del mare, laggiù nel paese dei Tropici.
“Gelato al limone” è una canzone di Paolo Conte, che il duo arrangia a mo’ di festoso rock and roll, alternando le voci che si uniscono nel ritornello . Paolo Conte registrerà questo bellissimo brano lo stesso anno, subito dopo . Testo esistenzialista, colto, pieno di immagini significative che si fondono nel “gelato al limone” ripetuto ossessivamente nei ritornelli.
“La canzone d’Orlando” è un brano tratto dall’album “Il giorno aveva 5 teste”, del 1973, che segna l’inizio della collaborazione artistica di Dalla col poeta Roberto Roversi. “Nevica nella mia mano”, cantano Francesco e Lucio, e cantano della vita che è andata via epica, furiosa, veloce. L’atmosfera è lunare e raccolta.
Continua la poesia con la ballad capolavoro di De Gregori “Bufalo Bill”. Canta il cantautore romano, e si mette nei panni del cacciatore, il mito Bufalo Bill, costretto ad esibirsi al circo per sbarcare il lunario, simbolo del declino dell’America del Far West che lascia spazio all’america dei denti bianchissimi e dell’esagerato ottimismo. Ritmi e sonorità country per raccontare questa storia si alternano alla blues ballad.
E’ il turno di Lucio Dalla che introduce “Piazza Grande” con quegli strani fraseggi ritmici così caratteristici, che non sono scat, non sono rap, sono i fraseggi di Dalla, folli, imprevedibili e geniali come lui. La storia dedicata a un senzatetto per questa canzone piena di poesia, delicata e sospesa , con cui Dalla aveva partecipato al Festival di Sanremo nel 1972, piazzandosi all’ottavo posto. Un brano senza tempo.
La coppia si riunisce per “4/3/1943”, arrangiata un po’ a reggae, la celeberrima storia della ragazza madre che chiamò suo figlio Gesù Bambino. I due sono divertiti, liberi, cantano con l’istinto e la naturalezza propria di chi l’arte ce l’ha nel sangue dalla nascita. Con questo brano Dalla arrivò terzo a Sanremo nel 1971.
Una bella introduzione per piano e chitarra e arriva “Santa Lucia”, che Francesco De Gregori canta come una preghiera semplice. Uno sguardo sull’umanità dolente, su chi “ha perduto le ali, “ e per i poveri , i bambini stonati che ridono e vanno incontro alla vita. Momento commovente, introspettivo che unisce la folla che ascolta in un sol cuore.
Si cambia tono con “Quattro cani”, che si dice poi siano De Gregori, Venditti, Patty Pravo e il produttore e compositore Lilli Greco. Bellissima descrizione di un’amicizia sghimbescia che lascia quasi inalterato l’arrangiamento originale. Memorabili i vocalizzi estemporanei e quasi lirici, divertiti divertenti di Lucio Dalla, che accompagna col clarinetto. Finale memorabile.
Il breve classico napoletano “Addio a Napoli” cantato dal duetto introduce il brano che chiude questo album imperdibile, “Ma come fanno i marinai”. Brano scritto da De Gregori che chiese la partecipazione di Dalla, il quale impreziosì il brano con il suo clarino e con la sua voce e il suo spirito. Come fanno i marinai, a baciarsi tra di loro, e a rimanere veri uomini, però. Arriva il successo, parte il tour……
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