Massimo Ranieri
Impossibile racchiudere in poche righe l’incredibile carriera artistica di Massimo Ranieri , il suo talento. Passione, musicalità , poesia, istrionismo, malinconia antica, professionalità , estro, sono solo alcuni aggettivi per poter provare a raccontare un artista che è in scena da più di quarant’anni e continua a creare, coinvolgere , stupire ed emozionare .
Bello, dal sorriso accecante e gioioso, l’aria scanzonata, la voce stentorea, ardente, capace di estensioni vertiginose e di intimità emozionanti, Ranieri ha attraversato la vita masticando Arte, ha sentito con l’anima, ha imparato e ha scoperto, provato ogni sfumatura legata al mondo dello spettacolo.
Giovanni Calone nasce a Napoli , quartiere Santa Lucia nel 1951 . Inizia molto presto a mostrare tendenze d’artista, il suo primo disco infatti viene pubblicato nel 1964, Giovanni ha solo 13 anni e lo pseudonimo “ Gianni Rock”.
A 15 anni la prima trasmissione televisiva, “Scala Reale”, che lo fa conoscere al grande pubblico, a soli 16 anni vince il Cantagiro – manifestazione canora di primaria importanza allora – nella sezione “giovani”.
Gli eventi si succedono vertiginosamente , l’anno seguente il primo Sanremo, con i Giganti, ma è nel 1969 che arriva la definitiva consacrazione: Giovanni, che si è scelto lo pseudonimo Massimo Ranieri, canta “Rose Rosse” e “Se bruciasse la città “. Il successo è deflagrante, le canzoni reggono tutt’ora agli anni, sono diventate dei classici della musica italiana e sono cantate e riproposte da nuovi e giovani artisti.
Per Ranieri si aprono le porte della celluloide , è protagonista di film importanti per cinema e TV, tra i molti, “Metello” con Ottavia Piccolo, e “La sciantosa”, con Anna Magnani.
Il turbine di attività e di successi non accenna a placarsi , seguono premi importanti, va a Canzonissima con la splendida “Vent’anni”, e nel 1972 vince con “Erba di casa mia”.
“’O surdato nammurato” è il primo disco che Ranieri dedica alla tradizione partenopea, poi nel ’74 arriva il teatro, uno spettacolo musicale diretto da Bolognini,infine la prosa, sotto la direzione di Giuseppe Patroni Griffi.
L’artista attraversa gli anni ’70 lavorando freneticamente, senza pause, ottenendo trionfi in ogni campo dello Spettacolo. Cinema – anche internazionale, a fianco di Yul Brinner – ancora teatro e album che ogni volta toccano la vetta delle classifiche .
Gli anni ’80 lo vedono ancora mettersi alla prova, questa volta con Stehler, con cui reciterà Bertold Brecht. Ranieri riprenderà poi Brecht nel 2012 con “L’opera da tre soldi” .
In “Barnum” a teatro, Massimo Ranieri stupirà il pubblico con prove di ballo , funambolismi e giocolerìe degno di un circense di razza, recitando, cantando, faticando con leggiadrìa e trasporto.
Nel 1988 si aggiudica la vittoria al Festival di Sanremo con “Perdere l’amore”, che non ha bisogno di presentazioni.
Presenta Fantastico, è protagonista della serie Tv “Il Ricatto”, attraversa trenta anni di successi e conferme, di esperimenti e scommesse sempre vinte, di duro lavoro maniacale.
Gli anni’90 lo trovano ancora pronto a lanciarsi in nuove avventure, quindi Pirandello, affrontato con l’esperienza, il genio artistico e la maturità che gli anni hanno regalato, quindi ancora teatro, cinema, Sanremo..
Una vita sempre sul filo , sotto i riflettori, mai un momento di pausa. Molti dubbi forse, e qualche fragilità tenute a bada con polso fermo e volontà ferrea.
Nel 2001 si racconta nello speciale di Rai 1 “siete tutti invitati, citofonare Calone”.
Importante è l’incontro col musicista e produttore Mauro Pagani, col quale inizierà una fruttuosa e duratura collaborazione.
L’incredibile viaggio d’Artista continua: Lelouch, la regia teatrale con le opere “I Pagliacci”, “La Traviata”, la “Cenerentola” di Rossini.
Nel 2008 il Dvd tratto dalla lunga tournée “Canto perché non so nuotare” resta in classifica per mesi.
A questo caleidoscopio intrattenitore non poteva mancare Eduardo De Filippo, e nel 2010/11 Ranieri affronterà una quadrilogia con le pieces teatrali più amate. Poteva poi mancare Shakespeare? Sarà regista ed interprete del “Riccardo III. Nel 2014 il programma in onda su Rai 1 “Sogno o son desto” lo vede nelle naturali vesti di attore conduttore ed interprete.
Nel 2015 Ranieri torna in sala di registrazione con due dischi importanti: l’artista partenopeo rivisita grandi classici della canzone napoletana degli anni ’50 e ’60, trasformandoli in piccoli gioielli jazz, nell’album “ Malìa”. E in questa avventura, ha con sé compagni di grande pregio, come Riccardo Fioravanti, Enrico Rava , Rita Marcotulli , Stefano Di Battista, musicisti del gotta della scena jazz italiana ed internazionale che hanno sviluppato ed arricchito l’idea, rendendo l’album un viaggio romantico e notturno denso di magia.
Il disco è prodotto dal ritrovato Mauro Pagani, che produce anche una preziosa collezione di capolavori storici raccolti in “Piccola Encicolopedia”, frutto del lavoro , della dedizione e dell’amore di Massimo Ranieri per la musica tradizionale napoletana.
Sei volumi che raccolgono 80 canzoni splendide, che fanno parte del nostro Dna culturale, conosciute, cantate e riproposte in tutto il mondo.
Con Pagani, musicista e produttore attento e sensibile di grandissima qualità, il Guaglione cavalca ancora una volta sentimenti come “l’amore, il dolore, la gelosia, la tenerezza, la fratellanza, la guapparia, il lutto, l’ironia” , come egli stesso scrive nell’introduzione al disco.
Va, alla riscoperta dell’anima più profonda di melodie di una bellezza stupefacente, di testi che ancora toccano il cuore, non invecchiano, e raccontano sentimenti e stati d’animo universali ed eterni, grazie ad autori che sono considerati Maestri dai cantautori che oggi affollano le classifiche nostrane.
E il linguaggio sonoro diventa universale, l’antico e il nuovo si fondono dando vita ad uno stile che non ha confini, che viaggia attraverso il mare e tocca le coste dell’Africa, dell’Europa, in un abbraccio musicale che dai mille volti e dalle mille voci
Affiancano Ranieri in questo viaggio, Stefano Bollani, Enrico Rava, Morgan , Antonella Ruggiero, Ellade Bandini e molti altri musicisti e interpreti, in grandissime performance.
I titoli scelti sono di impressionante bellezza, da Tammurriata Nera a Dicitencello vuje, passando da Caravan Petrol di Carosone a La Pansé , senza dimenticare i grandissimi classici, irrinunciabili, come “O sole mio” , che riesce a sorprendere grazie all’atmosfera sospesa creata bella partitura del pianoforte, a cura di Morgan,sostenuta da vaghe sonorità suggestive, lievi, che suggeriscono spazi immensi.
In “Tu si ‘na cosa grande” la voce in primo piano di Ranieri comunica dolore, passione, l’arrangiamento magistrale affidato al pianoforte di Stefano Bollani e degli agli archi è emozionante, riesce a raccontare di sentimenti più grandi di noi, che tutto cancellano è tutto prendono.
Non mancano incursioni nel nuovo, come “Sfumature”, successo dei 99 Posse che il cantante interpreta con Ania Cecilia, trasportandoci in un mondo denso e serrato.
“Cammina cammina” , di Pino Daniele è introdotta dal pianoforte malinconico , che sostiene la voce roca e dolente di Ranieri. Il racconto di un uomo solo, che si guarda indietro, perso nella sua solitudine, immensa come il mare, che porta profumi e ricordi che non vogliono andarsene. Il pathos è sottolineato dalla bella armonica a bocca di Mauro Pagani.
Ancora “Torna a Surriento” , bellissima, ispirata, multiforme, magica e misteriosa, e “Santa Lucia luntana”, interpretata insieme alla splendida Antonella Ruggiero, essenziale, immensa, che evoca dolori lontani, partenze e addii, e “Lariulá” un momento di forte intesa collettiva, musica popolare, che trascina in una danza infuocata.
Il momento di “Luna Rossa” porta fascino, malinconia, poesia notturna, il mistero dell’amore che si rinnova e non muore mai.
La celeberrima “Malafemmena “ del nostro amato Principe De Curtis è immersa in un’atmosfera sognante, morbida e assolata. Accanto al trasporto di Ranieri, la bella voce di Susana Baca, che regala al brano una sfumatura di femminilità sinuosa, garbata, suadente.
È ancora lunga la lista di imperdibili capolavori, riletti con grande finezza, che scivolano via all’ascolto e lasciano il segno, come le onde del mare quando si riposano sulla sabbia, e di mare e d’amore Napoli ne sa cantare meglio di chiunque altro.