Mu
-
1. Intro 4:16
-
2. Ora Che Io Sono Luce 2:30
-
3. Coltivu00c3u00b2 Tutte Le Valli 3:16
-
4. Uomo 7:00
-
5. Festa 2:45
-
6. Era Mattino Sul Mondo 5:38
-
7. Vita 3:15
-
8. A Dio 3:59
-
9. Corpi Di Creta 5:06
C’è un Riccardo Cocciante che pochi conoscono, un Cocciante quasi segreto, per lo meno al grande pubblico. Forse non tutti sanno o ricordano che il futuro autore di “Margherita” e “Bella senz’anima” esordì con un concept album affine al progressive. Era il 1972 e il cantautore si lanciava nella narrazione epica della storia di Mu, continente immaginario che gli serviva per raccontare l’epopea dell’uomo, le sue ambizioni e le sue debolezze, con l’accompagnamento di musiche immaginifiche, piene di colori e suggestioni, spesso solenni.
Nato in Vietnam da madre francese e padre italiano, trasferitosi a Roma con la famiglia da adolescente, Cocciante è autore di un paio di 45 giri quando viene notato dalla RCA. Il sodalizio con gli autori Paolo Cassella e Marco Luberti, che già ha dato vita ad alcuni brani fra cui “Buonanotte Elisa” per Gianni Morandi, dà origine all’album di debutto “Mu”, un concept diviso in cinque sezioni: una “Introduzione” e quattro parti composte ognuna da due canzoni. I testi di Cassella e Luberti sono ispirati alla storia di Mu, ipotetico continente sommerso collocato nel Pacifico, fra Asia/Australia e Americhe. Il mito risale all’Ottocento ed è stato poi amplificato da James Churchward nel libro “Mu, il continente perduto”. Per gli autori di Cocciante è lo spunto per un viaggio letterario caratterizzato da temi di stampo filosofico-religioso, con alcuni riferimenti alla società contemporanea.
Se “Ora che io sono luce” narra la nascita del continente, “Coltivò tutte le valli” racconta del primo uomo che lo abita e della sua stirpe. “Uomo” evoca l’immagine di “eroi di cartapesta ripieni di morfina” che cercano “il coraggio in un grammo di eroina”, mentre nella terza parte si canta della rottura dell’ordine naturale: “Era mattino sul mondo quando il primo di voi di vergogna tremò. Prese la strada più scura, dalla luce fuggì perché aveva paura. Uomo pieno di ambizioni, tu sei fermo qua nel tuo mondo di illusioni non c’è felicità”. L’album si chiude con una sorta di preghiera accompagnata dal suono di un sitar (“A Dio”) e con un epilogo drammatico in cui spicca l’immagine di “Corpi di creta” abbandonati sulla riva, nell’acqua che sale. È la fine di Mu e degli uomini che l’hanno abitato.
Le musiche di Coccante, arrangiate da Italo Greco e Paolo Dossena, riflettono l’impianto concettuale dell’album, pagano tributo all’idea di opera rock nata alla fine degli anni ’60 e qua e là lasciano intravedere la strada cantautorale che l’artista imboccherà, compreso il tipico stile canoro che perfezionerà negli anni seguenti. Cocciante è accompagnato da musicisti come Joel Vandroogenbroeck, fiatista dei Brainticket, il tastierista Paolo Rustichelli, il batterista Derek Wilson, il flautista Maurizio Giammarco. Si ascoltano suoni di sitar, clavicembalo, Moog, chitarre, Mellotron, arpa indiana che riflettono un’idea di ricchezza timbrica tipica del progressive che in Italia muoveva i primi passi proprio in quegli anni.
Quando il 45 giri “A Dio” / “Uomo” e l’album “Mu” vengono pubblicati dalla RCA, il cantante si fa ancora chiamare Richard Cocciante, alla francese, e con quel nome appare in copertina (nelle successive ristampe apparirà il nome Riccardo Cocciante, all’italiana). “Mu” resta un unicum nella discografia di Cocciante, amato più dagli appassionati di progressive che dai fan del cantautore. È molto curata la copertina della prima edizione del 1972, pensata a strati e traforata in modo che il volto dell’artista emerga composto da vari disegni grafici.