Arrangiamenti P F M
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1. Bocca Di Rosa 4:32
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2. Andrea 5:24
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3. Giugno ’73 4:24
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4. Un Giudice 3:36
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5. La Guerra Di Piero 3:30
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6. Il Pescatore 4:19
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7. Zirichiltaggia 2:27
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8. La canzone di Marinella 4:02
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9. Volta La Carta 3:56
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10. Amico Fragile 9:35
Uno dei più importanti cantautori di casa nostra divide il palco con uno dei più celebri gruppi rock italiani. Il dream team formato da Fabrizio De André con la PFM gira l’Italia a cavallo fra 1978 e 1979, facendo sensazione. Un po’ perché il cantautore non è uno che si esibisce con facilità, anzi, si è tenuto lontano dalle sale da concerto per buona parte della sua carriera. E poi perché in Italia non si è abituati a vedere star di questo tipo dividere i palchi (il tour Banana Republic di Francesco De Gregori e Lucio Dalla arriverà solo nell’estate del 1979). Di quell’esperienza restano i due volumi di “Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti PFM”, fra i primi esempi di dischi dal vivo di cantautori italiani in cui la parte musicale è importante tanto quanto quella poetica.
L’idea di lasciare che la PFM arrangi il repertorio di De André, aggiungendo parti e colori musicali assenti negli originali, nasce nell’estate del 1978 quando il cantautore, che ha da poco pubblicato l’album “Rimini”, va a vedere il gruppo in concerto in Sardegna. All’epoca la PFM è formata da Franco Mussida (chitarre), Franz Di Cioccio (batteria e percussioni), Patrick Djivas (basso), Flavio Premoli (tastiere, fisarmonica). Il cantante Bernardo Lanzetti non viene coinvolto nel progetto a cui invece partecipano il violinista Lucio Fabbri e il produttore e polistrumentista Roberto Colombo. Non è certo la prima volta che le strade del cantante genovese e del gruppo milanese s’incontrano: c’erano infatti i musicisti della PFM, che ancora non si chiamavano così, dietro le esecuzioni di “La buona novella” del 1970.
De André e la PFM cominciano il tour il 21 dicembre 1978 dal palasport di Forlì e vanno avanti per una trentina di date fino al 1° febbraio 1979. Ad aprire i concerti c’è David Riondino, all’epoca cantautore esordiente. Non tutto fila liscio. L’esibizione al Palalido di Milano viene rimandata di un giorno per l’afonia del cantante, mentre al Palaeur di Roma De André è oggetto di alcune contestazioni che si possono ascoltare nel cofanetto del 2012 “I concerti”. Si sentono le voci dei contestatori, i fischi e le urla “venduto!”, i cori che quasi coprono “Rimini”. Ma anche gli applausi e le reazioni di chi vorrebbe zittire i contestatori e la replica di De André che dice al pubblico che “se loro hanno voglia di fare casino è giusto che lo facciano”. I concerti al Teatro Tenda di Firenze e al Palasport di Bologna del 13, 14, 15 e 16 gennaio 1979 vengono registrati con lo studio mobile della Virgin Records e danno origine a un album dal vivo destinato ad essere bissato con un secondo volume nel 1980.
Delle dieci canzoni incluse nell’album, sette sono rimaneggiate dalla PFM e tre riproposte per volere di De André negli arrangiamenti di “Rimini”. Ogni canzone crea un clima diverso e a volte nemmeno i fan riescono a indovinare il titolo del pezzo dall’attacco suonato dal gruppo. La celebre “Bocca di rosa” viene reimmaginata con una nuova introduzione strumentale e un accompagnamento in controtempo. Vi è anche una variazione nel testo, con i versi “Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri, ma quella volta a prendere il treno la accompagnarono mal volentieri” al posto di “Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno, ma
non quando sono in alta uniforme e la accompagnarono al primo treno”. A “Giugno ’73” viene aggiunta un’introduzione di basso elettrico fretless di Djivas, che aveva usato lo strumento per la prima volta nel disco del 1977 della PFM “Jet lag”, mentre “Un giudice” è animata da una bella performance di Flavio Premoli alla fisarmonica. “La canzone di Marinella” ne esce trasformata e “Il pescatore” è rivitalizzata. L’arrangiamento della PFM, anzi, diventerà il punto di riferimento per le future esecuzioni.
“Era un tour importante. Fabrizio stava attraversando un periodo difficile e questo, unito alla fatica, ha portato parecchi momenti di tensione, prima e dopo i concerti. C’era però la serenità di Dori”, ha spiegato Mussida, citato in “Vita di Fabrizio De André – Non per un dio ma nemmeno per gioco” di Luigi Viva. “Credo che questo tour per Fabrizio abbia segnato una svolta importante nel suo rapporto con il pubblico. Ci siamo scambiati tanta energia sul palco e ci siamo trovati uniti dalla voglia di combattere. Lui è un grande combattente e, una volta che ha abbracciato un’idea, non la molla. Ogni concerto è stato un momento di confronto, nel quale dovevamo andarci a conquistare un successo che non ci veniva regalato da nessuno, solo dal nostro lavoro pesante, deciso. Abbiamo combattuto, e alla fine ogni concerto è stata una conquista”.
Sul palco del Palaeur, Franz Di Cioccio spiega il senso dell’operazione volta ad abbattere un “muro” che oggi non esiste più, ma che negli anni ’70 sembrava inscalfibile: quell’incontro serve “a rompere certi schemi che vogliono
il cantautore un nemico giurato del gruppo, e viceversa”. De André dirà che il loro è il primo esempio di collaborazione “tra due modi completamente diversi di concepire ed eseguire le canzoni”. È un incontro alla pari e il titolo scelto per l’album è perciò “Fabrizio De André & PFM in concerto”. L’etichetta del cantautore e quella del gruppo, rispettivamente Ricordi e Numero Uno, non trovano però un accordo, con la conseguenza che la PFM non può apparire come co-autrice del disco. Si trova un compromesso, attribuendo al gruppo un credito diciamo così tecnico. Il titolo dell’album diventa perciò “Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti PFM”.