Mira mare 19.4.89
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1. Bambini Venite Parvulos 4:28
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2. Mira Mare 6:18
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3. Dr. Dobermann 4:31
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4. Cose 5:18
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5. Pentathlon 4:18
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6. 300.000.000 Di Topi 3:55
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7. Vento Dal Nulla 3:34
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8. Carne Di Pappagallo 4:34
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9. Lettera Da Un Cosmodromo Messicano 1:58
Un luogo, una data. Miramare 19.4.89 è una lettera che racconta di tempi oscuri, quelli che si avvicinano, quelli che si vivono.
Con sconcertante preveggenza De Gregori canta di bambini cresciuti troppo in fretta, che uccidono o vengono uccisi, di scarpe firmate, tragico punto di unione di vittime e carnefici, di professionisti in giacca e cravatta, che sotto una apparente ordine celano cuori oscuri. Di mari che non riescono più a respirare. E non respiriamo più neanche noi, e non pensiamo, intontiti di pubblicità , di oggetti che dobbiamo assolutamente comprare. Noi, che stiamo a guardare il dolore in TV, seduti sul divano, con i sentimenti appannati da mancanza di forza, di ideali, crollati sotto il peso di parole vuote di senso e valore.
È un disco per pensare e per parlare.
L’analisi lucida, le frasi schiaccianti, scarne , bussano alla coscienza, raccontano storie, mostrano visioni, piccole fotografie, scatti della realtà , spesso scomoda, a volte poetica.
Scivolano versi e musica. Gli arrangiamenti sono curati, ricchi, le melodie sottolineano, si accompagnano ai testi .
Apre il disco Bambini venite parvulos , ballata up tempo scandita dalle chitarre ritmiche. Il testo un tunnel oscuro in cui si muovono maschere inquietanti, attori di una realtà fallimentare già vissuta, che continua a ripetersi . I più giovani, i bambini sono le prime vittime di questi orrori quotidiani, piccoli cuori facili da ghermire , da convincere , da perdere.
Mira Mare si apre in un’atmosfera pensosa, armonica e chitarre acustiche fanno da sfondo ad un canto dolente. Pescatori su un mare che non regala più i suoi doni, ragazzi che giocano a pallone, documenti dimenticati chissà dove . E un vento che soffia su tutto, umanità, acque profonde , sulla terra. Visioni di ampi spazi, sogni, inseguimenti d’amore.
Dr Dobermann cela, sotto un andamento scherzoso, tra i Caraibi e la rock ballad, un testo duro, di denuncia. Dottori benestanti, che vivono sulla pelle degli altri , vincenti, ladri, sicuri, malati di una spregiudicatezza che non ha nulla di sano e rivoluzionario, anzi sa di menzogna e di pericolosa ipocrisia.
La dylaniana Cose racconta istanti di trascurabile allarme. Qualcosa si muove, alla fine di un lungo corridoio, e sembra minacciosa e fosca. Arrivano cose, indizi del nostro malessere , “è venuto qualcuno baby, che ci guarda e sta zitto”.
Pentathlon ha sonorità che ricordano quelle dei Dire Straits. I fraseggi della chitarra incorniciano un testo per niente gentile. De Gregori si rivolge a un personaggio sgradevole, che non gli piace.
Alla moda, dalla doppia vita, ladro, ingannatore, doppiogiochista, artefice senza merito del destino di altri. In realtà più che un personaggio forse si canta di un modo di vivere, senza nessuna etica personale, nessuna direzione.
300.000.000 di topi nasce da una notizia Letta dal cantautore , che riportava che in Italia in quel momento c’erano circa 300.000.000 topi.
Di lì l’occasione per parlare di altri topi, più pericolosi, mangiatori di cuori, che crescono e si moltiplicano. Alcuni versi della canzone sono ispirati da una canzone di Italo Calvino “Oltre il ponte”.
Vento dal nulla è scandita dai bei tamburi di Elio Rivagli. Batte come un cuore , batte ed evoca distanze immense, sulle quali passa il vento freddo, che porta ricordi, amore, e porta via sensazioni sfuggenti e profonde, difficili da dire. La tramontana spazza , pulisce, assiste alle guerre, ascolta le nostre parole, le disperde, le riunisce in questo canto, che sembra un antico canto popolare.
Carne di pappagallo riprende un leggero e solare andamento tropicale. La carne di pappagallo è dura e difficile da masticare, come tante ingiustizie sùbite nella vita da certa mite, povera gente. Si parla di padroni, di rabbia e padroni, di speranza e volontà .
L’album si chiude con la siderale Lettera da un cosmodromo messicano .Bellissima la melodia, bellissime le immagini cantate da De Gregori, che sono frasi sospese, leggere.
Il brano si chiude con un solo di tastiere elettroniche, che riecheggiano le vastità del cosmo, lontane e imperscrutabili.