Le Cose Della Vita
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1. Mio Padre Ha Un Buco In Gola 4:03
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2. 2:37
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3. Brucia Roma 5:28
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4. Le Cose Della Vita 2:51
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5. 2:46
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6. Il Treno Delle Sette 3:25
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7. Stupida Signora 3:58
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8. Le tue mani su di me 3:44
I primi anni ’70 sono importanti per Antonello Venditti. Sono gli anni della formazione artistica, del Folkstudio, delle collaborazioni amichevoli con altri giovani artisti alle prime esperienze, De Gregori, Cocciante, Ivan Graziani, segnate dalla voglia di suonare e di scambiarsi idee , di confrontarsi a suon di note .
Nel 1973 il cantautore ha già lavorato in studio di registrazione. “Theorius campus” del 1972, disco di esordio condiviso con l’amico De Gregori, poi “L’orso bruno”, nel 1973, infine nello stesso anno, Le cose della vita, che realizzerà in solitario, con solo pianoforte e tastiere. Infatti, se “L’orso bruno” era un disco ricco, composito nelle orchestrazioni curate da Vince Tempera, Le cose della vita predilige un mood più essenziale, acustico, dove i testi trovano il loro spazio su partiture di piano o di organo “Eminent”.
Roma, città amatissima, il mistero dei linguaggi amorosi, il sesso, il rapporto con le proprie radici, sono alcuni dei temi cantati dal musicista , che apre l’album con Mio padre ha un buco in gola.
Uno sguardo alla propria famiglia, composta da brave persone ,un padre “eroe di guerra”, una madre professoressa, rigidi nel loro chiuso perbenismo, nella loro linda ottusità . Il giro di pochi accordi accoglie la melodia che gira su se stessa e che esprime al meglio la voglia di liberarsi dalle pastoie di regole dettate da altri alla ricerca di una propria dimensione e di libertà .
Il ticchettìo incessante di un orologio scandisce Mariù, canzone dall’atmosfera calda e claustrofobica , una donna spiata nella sua intimità , la femminilità , il sesso raccontato in pochi versi.
Brucia Roma esplora un tema carissimo al cantautore. La capitale è e sarà casa, cuore, passione, fierezza e indignazione. Il dialetto romanesco aiuta il racconto di Roma Antica in mano a Nerone, imperatore nefasto ed incapace , e di lotte per il potere e per i diritti dei più poveri. Un raffronto tra ieri e oggi, la storia non cambia e Roma continua a bruciare.
Una bellissima intro al piano annuncia Le cose della vita. Una pop ballad di sapore inglese, dalla bella melodia, e dal testo introspettivo, dallo slancio appassionato e sincero.
E li ponti so’ soli era già stata proposta nell’album precedente. In questa versione Venditti restituisce il brano alla sua essenzialità, poetica e sognante, per comporre in poche note il ritratto di una vita barbona, metafora forse di una città lasciata sola, tra l’indifferenza generale, a consumarsi e a morire lentamente.
Il treno delle 7 è una canzone asciutta, poetica, che vede una madre, fiaccata dal lavoro e dalla miseria, dalla perdita di speranza, dalla mancanza di libertà , immersa in un paesaggio desolato e grigio, sfigurato dal dolore e dall’ignoranza. Sua figlia avrá forse libertà di fuggire da questo stato di cose per tentare una vita migliore.
Stupida signora è invece il ritratto di una donna diversa, anche il fraseggio ai tasti si fa più aspro, a sottolineare la scempiaggine di una donna vuota, fatua, che vive la vita senza sentirla davvero. Una donna che ha vissuto una storia d’amore con distacco senza parteciparvi. Ricca, pigra, bella, in netto contrasto con le pennellate morbide ed amorevoli che accompagnano la descrizione della signora narrata dalla canzone precedente.
Chiude il disco la bellissima Le tue mani su di me. Venditti cerca le parole per spiegare l’amore, e lo fa fissando lo sguardo su attimi sospesi, una foglia che vola, un bicchiere che cade, come a volersi chiudere fuori dal mondo, difficile e duro da vivere, e fissarsi in un solo istante, per dilatarlo all’infinito.