Io Sono Qui
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1. Inizio 0:50
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2. Io Sono Qui 5:15
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3. Primo Tempo 1:20
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4. Le Vie Dei Colori 6:10
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5. Reginella 5:50
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6. Secondo Tempo 1:20
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7. Nudo Di Donna 5:05
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8. V.O.T. 4:55
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9. Acqua Nell’Acqua 5:13
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10. Intervallo 0:50
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11. Terzo Tempo 1:20
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12. Bolero 5:55
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13. Fammi Andar Via 7:05
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14. Quarto Tempo 1:20
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15. Male Di Me 5:20
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16. L’Ultimo Omino 5:30
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17. Titoli Di Coda 6:00
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18. Fine (tra le ultime parole d’addio e quando va la musica) 4:20
“Dove sono stato in tutti questi anni?” È questo l’incipit del brano che è il punto nodale dell’album “Io sono qui”, pubblicato nel 1995, a cinque anni di distanza da “Oltre”, doppio album sorprendente, con cui Claudio Baglioni aveva dato prova di voler sperimentare nuove strade e non sedimentare in uno stile consolidato, che pure gli aveva valso milioni di copie vendute .
Eppure, la crisi era dietro l’angolo. Acuita da vicende personali e professionali, è una crisi che porta il cantautore romano a ritirarsi per un po’ di tempo, a riflettere, a cercarsi e a cercare nuova linfa.
Nasce così “Io sono qui”, un album dai molti colori e le tante sfumature, vitale, gioioso, e poi dolente, introspettivo, dodici canzoni introdotte, intervallate da micro momenti – Inizio, Primo e Secondo tempo, ecc… – in cui, attraverso un linguaggio cinematografico, le parole si trasformano in immagini, e le immagini si trasfigurano in emozioni.
Perché in “Io sono qui” Baglioni decide di mettere l’anima a nudo, di raccontarsi senza alcuna vanità , lasciando cadere la maschera, per poi riprenderla e giocare con l’ascoltatore, raccontando un uomo che si smarrisce, cade, si ritrova, riscopre la vita, l’amore , il sesso, e tutti quei piccoli e grandi elementi che compongono questa Grande Commedia che è la vita.
Coadiuvato dal fedele Paolo Gianolio alle chitarre e alla programmazione, il prezioso Pasquale Minieri alla produzione e a Tommaso Vittorini che cura le orchestrazioni, Baglioni chiama a se’ musicisti di grande calibro, da Vinnie Colaiuta a Danilo Rea e Paolo Costa e il lavoro prende lentamente forma, tra gli studi di registrazione a Roma, Recco, Milano.
“Io sono qui”, la prima traccia, ha quindi una intenzione gioiosa, trionfale. Chitarre energiche, ritmiche sostenute raccontano di un ritorno alla luce. Baglioni corre e prende per mano l’ascoltatore, lo rapisce e lo trascina nel suo mondo, che diventa un caleidoscopio con “Le vie dei colori”, canzone che è una danza fascinosa, arricchita dalla parte corale eseguita dai “ Baraonna” che aggiungono alla composizione tinte antiche. Tra cavalieri alla ricerca del proprio destino, flauti e battitori, paesaggi senza tempo e destrieri, la canzone esplode e si riversa in “Reginella”. L’intro riecheggia la famosissima canzone partenopea di Libero Bovio, poi se ne distacca e prende una strada oscura, dolente, bellissima. È il racconto di un amore avido, finito, sbilenco, grave, indimenticabile.
Il Secondo Tempo si apre con la sincopata “Nudo di donna “, sottolineata dagli archi pizzicati, dalla atmosfera sensuale, sfacciata, divertente, lieve.
“V.O.T” canta, protesta e irride. Gioca magistralmente con le parole e i doppi sensi Baglioni, destreggiandosi tra sensi di colpa, voglia di fuga e sberleffi , autoironico, allegro, canzonatorio, pungente.
È poi il momento di “Acqua nell’acqua” brano entusiasmante, che fu l’Inno dei Mondiali di Nuoto del 1994. La voce e l’orchestrazione salgono , si impennano, scendono , trascinando l’ascoltatore in un ambiente liquido , ora vorticoso, ora più calmo e cristallino.
Il Terzo Tempo si apre con “Bolero”, dall’arrangiamento sontuoso , tentacolare, pressante, e che racconta l’infinito, misterioso movimento della vita, che non da’ tregua, ci sfinisce e ci investe, ci abbatte e ci avvinghia, ci strappa l’anima e ci innamora, poveri fragili ballerini col cuore che va a tempo di danza.
È il momento di raccoglimento. I tamburi ripetono il battito di un cuore in “Fammi andar via”, dal testo importante, intenso, sofferto . Difficile raccontare la fine di una amore sempre con nuove parole, eppure anche stavolta Baglioni ci riesce.
È un amore adulto, graffiato, perdente, ruggente, ferito, gridato a gran voce , il dolore è palpabile, coinvolgente. L’arrangiamento segue il fluire delle forti emozioni espresse , si alza come un mare in tempesta, si infrange e si spegne per poi ricominciare il suo corso. Gli archi sottolineano il senso di impotente sentire, commuovono e conquistano.
È stringata, scarna e asciutta “Male di me”, in cui si continua il viaggio nel dolore di vivere, che morde come una vipera nascosta in fondo , da qualche parte, si fa sentire e fa “un male dell’anima, questo animale”, canta Baglioni, giocando con le assonanze e i sensi , curando parole e note , minuziosamente.
Ancora citazioni cinematografiche ne “L’ ultimo omino” che guarda al futuro e cita “Blade Runner” attraverso la frase con cui il Replicante Roy, morente , celebra la bellezza della Vita.
Si annuncia con un fischiettìo solitario “Titoli di coda “, in cui il cantautore si interroga su come finirà. “Viviamo come se si campasse in eterno”e andiamo avanti senza capirne lo scopo, ma andiamo avanti, storia su storia, fino a quando scorreranno i titoli di coda. L’arrangiamento del piano e degli archi è strappacuore, intenso, le parole commuovono l’ascoltatore, che si ritrova nelle mille domande senza risposta e nei sentimenti malinconici e teneri espressi dalla vocalità appassionata di Baglioni.
In “Fine (tra le ultime parole d’addio e quando va la musica)” , Baglioni si rivolge direttamente all’ ascoltatore, ammette i suoi dubbi, ( non so se è tutto bello o tutto brutto)chiede scusa se per essersi fatto aspettare (cinque anni). Si scende dal palco, si torna a vivere, ma la vita è una eterna Commedia. Quando inizia allora la vita è finisce la finzione? Quanto dura questo gioco infinito? Su tutto, l’unica certezza resta la Musica.