Agnese Dolce Agnese
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1. Taglia La Testa Al Gallo 4:01
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2. Fame 3:50
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3. Veleno All’Autogrill 4:08
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4. Il Piede Di San Raffaele 3:56
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5. Doctor Jekyll And Mr. Hyde 4:40
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6. Agnese 3:39
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7. Il Prete Di Anghiari 4:24
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8. Fuoco Sulla Collina 4:40
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9. Modena Park 4:41
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10. Canzone Per Susy 5:11
Gli anni ’70 sono anni di grande fermento. E sulla scena musicale si muovono autori assai significativi, Guccini, de Gregori, Lolli, che affrontano tematiche sociali e politiche con sguardo asciutto, serio, e cantano di dolore, povera gente, malcostumi e speranze infrante, vigliaccherie di stato e grandi eroi del quotidiano .
Sono poeti e visionari, ed accanto a loro, gli stralunati, lunari ed ironici Stefano Rosso e Rino Gaetano sono affiancati da questo mite e grandioso chitarrista – collabora con Lucio Battisti, Antonello Venditti, cura gli arrangiamenti di Loredana Bertè – insomma, fa la sua gavetta, fino ad arrivare a “Pigro” nel 1978, che lo segnala ad un pubblico più attento e alla stampa specializzata, permettendogli di avere un ottimo AirPlay nelle radio , allora, grazie al cielo “libere”, fino al successo definitivo l’anno seguente, con “Agnese dolce Agnese”.
La malinconia del ricordo della “dolce Agnese” narrata nel singolo omonimo , dal testo intenso ed intimista,fa da corona a questa dolcissima ballad , è ispirata al Rondò in Sol M. composta nel tardo Settecento da Muzio Clementi, brano che ispirò anche numerose altre composizioni, tra cui “A groovy kind of love” , portata al successo da Phil Collins nel 1988.
Il tono del cantautore è tenero, delicato, una carezza che sa di rimpianto e di dolore sopito. La base su cui poggia è affidata soprattutto agli arpeggi della chitarra che “piange dolcemente”, come Graziani narra, citando volutamente George Harrison. Le immagini immerse nella nebbia di strade di provincia, i dolci pomeriggi di agosto, e il volto della ragazza “color del cioccolato” catturano l’immaginario del pubblico, che fa di questo singolo un indubitabile successo.
Nel disco non mancano però brani sferzanti, atipici, interessanti, come “Taglia la testa al gallo”, in bilico perfetto tra rock e folk legato alle usanze ai racconti , usi e costumi delle nostre terre, che subito chiama a sé “Il prete di Anghiari”, un oscuro racconto dai toni notturni, tra storia e tremende leggende, di quelle lette davanti al fuoco nelle lunghe notti degli inverni d’altri tempi, che Graziani rende graffiante e moderno grazie alle belle prove alle chitarre. A questo gruppo si affianca “Il piede di San Raffaele”, che consola i protagonisti di piccole vittime umiliate da storie comuni e quotidiane.
L’autobiografica “Fame” è un aspro blues che racconta momenti difficili, quando la fama era invece fame. Ancora racconti autobiografici in “Fuoco sulla collina”, in cui il cantautore ci accompagna in paesaggi onirici, inquietanti , come tutti i sogni densi di simbologie e di segni.
“Canzone per Susy”, che chiude l’album è un toccante ritratto di donna, innamorata, perdente, una eroina minuta , dissennata, bellissima, che perde i fluenti capelli per amore e gelosia.