Aida
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1. Aida 4:20
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2. Fontana Chiara 2:26
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3. Spendi spandi effendi 3:57
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4. Sei Ottavi 3:15
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5. Escluso il cane 4:12
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6. La Festa Di Maria 2:44
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7. Rare Tracce 2:52
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8. Standard 1:50
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9. 3:41
Rino Gaetano è un cantautore che ha il raro dono di conquistare pubblico di ogni nuova generazione. Perché a più di 30 anni dalla sua scomparsa, il suo stile ed i temi affrontati stupiscono per la loro modernità , la sua denuncia è sempre attuale , la sua irriverenza ben assegnata.
Da quei pesanti anni ’70 non molto è cambiato, e forse manca oggi l’impegno che alcuni artisti profondevano allora nelle loro creazioni , perchè credevano davvero che una frase potesse risvegliare un barlume di coscienza, e spesso, dietro l’amarezza delle loro parole, si celava una fervente speranza e fiducia nell’essere umano.
Nel 1977, quando viene pubblicato l’album “Aida”, Gaetano ha alle spalle due album, “Ingresso
Libero”(1974) e “Mio fratello è figlio unico”(1976), passando per il singolo “Ma il cielo è sempre più blu” , pubblicato nel ’75, che gli ha dato una certa visibilità .
Con “Aida” il processo di maturazione artistica del cantautore è sempre più palpabile. Irriverente, irridente, intelligente, scanzonato, tenero e malinconico , Rino Gaetano passa in analisi e racconta usi e malcostumi nostrani, storie di belle donne e di solitudini.
Il suo linguaggio obliquo e apparentemente strampalato confonde e conquista il pubblico. Chi non penetra i significati più reconditi si diverte comunque a canticchiare le belle melodie ed i ritornelli accattivanti che restano in mente al primo ascolto.
Apre l’album “Aida “, ballata pop rock, con qualche traccia di blues, che ha un andamento pacato e stanco, come il passo di una donna, “Aida”, che è simbolo e alter ego di un paese che, come lei, ne ha viste e passate tante. Rino Gaetano passa a volo d’angelo su scenari della nostra storia, guerre, rosari, fame e povertà, corruzioni, dittatori e compromessi che sembrano ripetersi all’infinito.
Il ritornello cita l’opera omonima di Giuseppe Verdi, e la voce graffiante del cantautore crotonese esprime tutta la rabbia e l’amore per un paese che non vuole e non sa cambiare. Ironia e poesia , sarcasmo e cronaca in una canzone che tuttavia resta facile all’ascolto, leggera nella sua spietata analisi, critica dolente travestita da canzonetta.
“Fontana chiara” apre con una bella intro al pianoforte , ed è è caratterizzata dal ricco arrangiamento di archi di Ruggero Cini, vero protagonista del brano che poi si arricchisce di solo alla chitarra elettrica.
Eccolo qui, protagonista di “Spendi spandi effendi” l’uomo comune, che in regime di crisi economica sogna di essere un sultano, di poter disporre di macchine costose e femmine di lusso, e per questo regalerebbe pure la figlia o la sorella. Continua il viaggio nelle piccolezze umilianti, nelle ridicole grandezze degli italiani, nelle nostre patetiche debolezze, raccontate con sorridente sarcasmo e con una certa tenera empatia.
“Sei ottavi” è una danza antica, un ricamo musicale, un viaggio d’amore sognante, cantato in duetto con Marina Arcangeli della Schola Cantorum.
Si raccontano le notti e le ore , le ombre di un’alcova d’altri tempi, che gli arpeggi delle chitarre e i flauti disegnano con magistrale perizia, costruendo scenari da fiaba.
“Escluso il cane” è un bellissimo brano dalla struttura semplice, una rock ballad poggiata su chitarre acustiche e il pianoforte e un synth che commenta il ritornello. Importante il testo, come sempre sincero, selvatico, diretto e al contempo enigmatico, giocoso. L’amore non esiste, in realtà nessuno mi ama davvero, racconta il cantautore, il cane è l’unico capace di vero amore, gli altri sono fini dicitori del nulla, falsi dichiaranti di sentimenti logori.
Tra atmosfere spagnoleggianti e mandolini al chiaro di luna, si narrano le gesta di una donna ne “La festa di Maria”, femmina conquistatrice ed irraggiungibile, eterno ideale femminino, musa , fantasma che scompiglia le notti di un innamorato.
“Rare tracce” ha un testo urgente, serrato, le parole e le immagini si inseguono, le chitarre e il piano disegnano ritmiche “on the road”, country western, mentre Gaetano cerca tracce di vita, di peccati, di treni, cannoni, peccati ricchezze tenerezze , una incredibile massa confusa di cose, fatti e verbi. Da cui il cantautore sembra fuggire per nascondersi nell’amore, sicuro riparo consolatore.
È un blues “Standard”, un gioco di parole e significati, come “Ok papà “ , un insieme di frasi fatte sentite ripetute, saggi consigli stanchi che un padre,regala ad una figlia che di consigli non ne vuol sentire.