Blackstar
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1. Blackstar 9:57
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2. ‘Tis a Pity She Was a Whore 4:52
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3. Lazarus 6:22
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4. Sue (Or In a Season of Crime) 4:40
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5. Girl Loves Me 4:51
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6. Dollar Days 4:44
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7. I Can’t Give Everything Away 5:47
Il 10 gennaio del 2016, arriva la notizia della morte di David Bowie. Due giorni prima è stato pubblicato “Blackstar”. Nessuno sapeva che era malato. Il mondo della musica viene colto di sorpresa. In quel momento appare chiaro che quel disco è il suo lavoro dell’addio.
Ma le apparenze non sono necessariamente evidenze fattuali, anzi. Una sola cosa è certa: “Blackstar” è un capolavoro. La stampa e la critica, che hanno sentito il disco, lo scrivono da settimane. E anche i fan sono già conquistati.
Ma la storia del disco è molto più complessa: è facile ma riduttivo ridurla ad una storia da “canto del cigno”. Il regista Johan Renck, nel documentario postumo “The last five years,” raccontò che Bowie ebbe la notizia che la sua malattia era terminale a lavorazione del disco già iniziata. A quel punto, le canzoni e le frasi (come “Look up here, I’m in heaven” di “Lazarus” ) erano già state scritte se non incise.
“Blackstar” è sicuramente un disco sulla mortalità e sul tempo che passa: ma il tema non era certo nuovo, a Bowie. Nel 2013 era tornato sulle scene all’improvviso, dopo un decennio di lontananza: “The next day” citava “Heroes” nella copertina, e e venne anticipato da un singolo, “Where Are We Now?” riflessivo e intimo. Ma già nel disco, superato lo shock del ritorno, si capiva che Bowie non si guardava solo indietro – ma anzi giocava come sempre in maniera magistrale con suoni e con la propria immagine.
Negli ultimi anni della sua vita, Bowie è un fiume in piena: dopo “The next day” pubblica una raccolta con canzoni inedite, e lavora a “Lazarus”, musical diretto da Enda Walsh, sequel di “L’uomo che cadde sulla Terra”: le sue ultime apparizioni in pubblico saranno in quell’occasione, a dicembre del 2015.
Ma soprattutto scova a New York un gruppo di musicisti che lo aiutano a lavorare a canzoni dalla struttura non convenzionale, dai suoni jazz. A guidare il gruppo è il sassofonista Donny McCaslin, codaiuvato dalla batteria di Mark Guiliana, a cui fanno da contorno Ben Monder (chitarre), Tim Lefebvre (basso) e Jason Lindner (tastiere).
La title track è il simbolo del lavoro: “Blackstar” viene originariamente scritta per la serie televisiva “The Last Panthers”, è una suite lunga dieci minuti che fonde due composizioni distinte, uno stupendo montaggio ma assolutamente fluido che guida l’ascoltatore in territori musicali che vanno dal rock, all’orchestrale al jazz.
Nel disco sono presenti altri brani che fanno parte di altri progetti: “Sue (Or in a season of crime)” e “‘Tis a pity she was a whore” sono già stati pubblicati come singolo nel 2014, ma nel disco vengono riscritte per il suono della nuova formazione, dominata dal sax spesso dissonante di McCaslin. La chiusura è il brano più “Bowieano” del disco: “I can’t give everything away” termina con lungo assolo di chitarra dalla struttura jazzata ma dal suono rock. Ed è una promessa: perché se Bowie muore due giorni dopo la pubblicazione, non ha ha rivelato tutto: “Blackstar” lascia una scia di musica e misteri.
La musica è quella di “Lazarus”, il musical: la colonna sonora viene pubblicata a fine 2016 e comprende le ultime registrazioni, tre brani inediti dalle sessioni, “No Plan”, “Killing a Little Time” e When I Met You”. E poi c’è il mistero della copertina, curata da Jonathan Barnbrook, già autore della grafica di “Heathen”, “Reality” e “The Next Day”. Qualche mese dopo si scoprirà che la versione in vinile, se messa contro la luce del sole, trasforma la stella al centro della cover in un cielo stellato. Un’altra trasformazione avviene se la copertina viene esposta ai raggi ultravioletti.
Insomma: in “Blackstar” c’è tutto il genio, la magia, il talento della musica e dell’arte di David Bowie. La dimostrazione che anche in una fase avanzata della carriera di un grande artista si possono produrre capolavori totali. E poi, sì, anche il miglior modo di salutare il proprio pubblico.