Cold Spring Harbor
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1. She’s Got a Way 2:53
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2. You Can Make Me Free 2:56
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3. Everybody Loves You Now 2:49
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4. Why Judy Why 2:56
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5. Falling of the Rain 2:38
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6. Turn Around 3:04
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7. You Look so Good to Me 2:27
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8. Tomorrow Is Today 4:40
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9. Nocturne 2:46
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10. Got to Begin Again 2:49
Billy Joel non voleva studiare piano. Forse perché il padre, Howard (vero nome Helmuth, di origine tedesca), era un pianista classico e William Martin Joel era più interessato a imparare la boxe, per difendersi nelle strade del Bronx in cui era nato. Lo convinse la madre, e lui continuò, anche se era altrettanto appassionato al baseball, alla neonata squadra dei Mets. Avevabi sostituito i Dodgers e i Giants, che da New York si erano sposatu in California nel ’57, 6 anni dopo la leggendaria partita del “colpo sentito in tutto il mondo”, poi immortalata nelle prime pagine di “Underworld” di Don Dellilo.
Joel sarebbe rimasto un appassionato dello sport, e quando avrebbe chiuso lo Shea Stadium, lo stadio dei Mets reso famoso dai concerti dei Beatles, sarebbe stato lui l’ultimo suonarci.
Due anni dopo la nascita dei Mets, sarebbero stati i Beatles a far accendere in Joel la passione per la musica: il loro passaggio all’Ed Sullivan Show nel ’64 gli avrebbe fatto capire che voleva diventare un musicista. Un “Piano Man” – come il suo primo singolo, nel 1973.
Piano Man lo era già dalla metà degli anni ’60, quando a 16 anni suonava nei dischi di Shangri-Las e Bobby Vee. Ma prima di quella canzone, ci voleva altra strada. Nel ’70 venne messo sotto contratti dalla Family Productions e la leggenda vuole che il patron Artie Ripp spese quasi mezzo milione di dollari su di lui in “development”, ovvero nel prepararlo al suo debutto discografico, che arrivò nel 1971 con “Cold Spring Harbor”, un riferimento alla sua New York, e Long Island.
Ma Ripp rischiò di rovinare la carriera di Joel. Gli aveva fatto firmare un contratto capestro, in cui perdeva tutti i diritti delle canzoni. E per un errore tecnico in produzione, la versione pubblicata del disco era stata masterizzata a velocità sbagliata. La voce di Joel venne così riprodotta in modo decisamente più alta: “suono come uno scoiattolo”, disse Joel qualche anno più tardi.
Si dice che appena sentì il disco finito, lo distrusse assieme allo stereo. Il rapporto con Ripp era perso per sempre. Al disco successivo, passò alla Columbia, che lo liberò dal contratto con Ripp (che però continuò a percepire dei diritti sulle canzoni). La versione che ascoltiamo oggi è quella corretta, rimasterizzata dalla Columbia/Sony nel 1983, che corresse l’errore originario.
Il disco fu un flop, nonostante contenga già la poetica ed il suono di Joel: ma nessuno si accorso di ”She’s Got a Way” e “Everybody Loves You Now” fino a quando non vennero incluse in “Songs from the attic”, il suo primo album dal vivo, e quello attraverso cui la maggior parte del suo pubblico – ormai era una star – conobbe i brani di questo disco, nel frattempo sparito dalla circolazione.
Dopo “Cold spring harbor” ci sarebbe voluta gavetta, tanti concerti e tanta fatica. Solo nel ’72 un dirigente della Columbia, Herb Gordon, si accorse di lui, grazie ad un concerto trasmesso in radio da una stazione di Philadelphia. Joel colse al volo l’offerta della Columbia e scappò dalla sua città che aveva reso così difficile la prima parte della sua carriera. Si trasferì a Los Angeles per tre anni, e lì incise “Piano man”, la canzone e l’album. Il sogno cominciato nei dintorni del Bronx e di “Cold Spring Harbor” si stava realizzando.