Dallamericaruso
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1. Caruso 5:11
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2. Balla balla ballerino 5:52
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3. La sera dei miracoli 5:14
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4. Anna e Marco 5:13
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1. Washington 5:07
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2. Viaggi organizzati 5:39
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3. Se io fossi un angelo 4:57
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4. 4/3/1943 4:49
L’hanno cantata Andrea Bocelli e Luciano Pavarotti, Julio Iglesias e Lara Fabian, Mercedes Sosa e Josh Groban, Ute Lemper e Teresa Salgueiro, Julio Iglesias e Céline Dion, Il Divo e Catherine Jenkins: “Caruso” ha venduto nel mondo oltre quaranta milioni di copie. “Se canto il pop è colpa di ‘Caruso’” ha detto Luciano Pavarotti nel 2003.
La canzone venne scritta nell’estate dell’86 ed esce alla fine dello stesso anno, unico brano inedito e di studio di “Dallamericaruso” primo album dal vivo di Lucio Dalla, registrato il 23 marzo negli Stati Uniti al Village Gate di New York, storico tempio del jazz, assieme agli Stadio – dalla stessa serata venne tratto uno speciale TV su RaiUno.
I nastri furono lavorati negli studi Fonoprint di Bologna da Roberto Costa all’inizio dell’estate. Poi Lucio Dalla andò in vacanza, in barca, nel Mediterraneo.
Tornato a Bologna, Dalla aveva con sé una nuova canzone. Classica nella struttura, melodica nell’andamento, conteneva l’esplicita citazione di una vecchia canzone napoletana, “Dicitencello vuje” (scritta nel 1930 da Rodolfo Falvo ed Enzo Fusco).
Dalla entrò in sala di registrazione con il chitarrista Bruno Mariani, e con Roberto Costa al pianoforte registrò il brano nel corso di un pomeriggio: cantata e suonata in diretta, la registrazione venne aumentata da archi elettronici e basso, e mixata la sera stessa. E diede parte del titolo all’album. “DallAmerica” diventò diventò così “DallAmeriCaruso”.
“Caruso” era nata a Sorrento: in una sosta a terra aveva soggiornato in una suite di un albergo di Sorrento, la suite “Caruso” del padiglione Rivale del Grand Hotel Excelsior Vittoria, così battezzata perché molti anni prima aveva ospitato il grande tenore Enrico Caruso. Fu Angelo, un barista del porto, a raccontargli che in quegli anni Caruso, già malato di cancro alla gola, aveva continuato a dare lezioni di canto a una giovane allieva della quale s’era innamorato. E fu quel racconto a ispirare il testo della canzone.
Era un racconto apocrifo, perché in realtà durante quel soggiorno Caruso non era ammalato di cancro ma di pleurite, ed era a Sorrento in compagnia della moglie, Dorothy Park Benjamin detta Doro, dalla quale aveva avuto una bambina, Gloria, solo due anni prima, nel 1919.
La canzone venne lanciata internazionalmente dall’interpretazione di Luciano Pavarotti per la colonna sonora dello sceneggiato televisivo “Mamma Lucia”, prodotto da Carlo Ponti (marito di Sofia Loren) e trasmesso in molti Paesi e presentato in anteprima al Lincoln Center di New York il 28 marzo del 1987.
Se la canzone è la più famosa di Dalla, il resto dell’album non va sottovalutato: 8 milioni di copie vendute, periodicamente torna in classifica. E’ c’è ovviamente un motivo, oltre a Caruso. Gli Stadio sono una formazione perfetta per il repertorio di Dalla (Roberto Costa, Bruno Mariani, Giovanni Pezzoli, Ricky Portera, Marco Nanni, Aldo Fedele e ovviamente Gaetano Curreri), e la versione vinile contiene diversi brani in più rispetto a quella uscita su CD (“L’ultima luna”, “La sera dei miracoli”, “Grande figlio di puttana”, cantata da Curreri, “Washington” con una coda strumentale più lunga).
Dalla collaborerà con gli Stadio fino all’88 (in tournèe assieme a Morandi) -“Dallamericaruso è contemporaneamente il contenitore di una delle canzoni italiane più famose nel mondo e la fotografia di uno dei più grandi artisti italiani nel suo momento di stato di grazia.