Death Of A Ladies’ Man
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1. True Loves Leaves No Traces 4:23
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2. Iodine 5:01
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3. Paper Thin Hotel 5:39
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4. Memories 5:56
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5. I Left a Woman Waiting 3:25
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6. Don’t Go Home With Your Hard-On 5:33
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7. Fingerprints 2:55
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8. Death of a Ladies’ Man 9:20
Nel 1974 Leonard Cohen aveva pubblicato “New skin of old cerimonies”, un disco dal titolo programmatico, che voleva dare appunto una nuova veste alla sua poetica, con canzoni più arrangiate.
Il risultato fu controverso: Rolling Stone scrisse che il lavoro non era dei suoi migliori e che gli arrangiamenti del produttore John Lissauer erano “melodrammatici, inopportuni e generalmente privi di sensibilità”.
Ma, nonostante questo precedente, nessuno era davvero pronto all’accoppiata che si sarevve concretizzata tre anni dopo in “Death of a ladies’ man”: da una parte Cohen, il cantante-poeta, che ha costruito la sua fama musicale su suoni rarefatti, pochi arpeggi di chitarra.
Dall’altro lato Phil Spector, l’uomo del “wall of sound”, colui che aveva rivoluzionato la produzione musicale con un suono corposo, imponente, pieno. E anche, già al tempo, uno dei personaggi più leggendari del music business per le sue scenate e liti. Anni dopo finirà sotto processo per omicidio e protagonista di una mini-serie per la HBO, interpretato da Al Pacino.
A metà degli anni ’70, sia Cohen che Spector non erano all’apice delle loro carriere. La fama spettrale di Spector si era diffusa ulteriormente dopo il lavoro su John Lennon su quello che nel ’75 sarebbe diventato “Rock ’n’ roll”, durato anni, fatto di continue liti con l’ex Beatle e con un incidente in cui Spector sparò un colpo di postola in studio.
Vuole la leggenda che persino Joni Mitchell avvisò Cohen sui rischi del lavoro con il produttore – senza successo, perché alla fine del lavoro si verificò puntualmente quanto successo con Lennon: Spector cacciò Cohen dallo studio minacciandolo con le armi da fuoco che tanto amava e che lo avrebbero portato alla rovina. Il disco venne terminato con le tracce vocali fino a quel punto usate, che non erano quelle definitive, per Cohen.
Il disco venne registrato a Santa Monica, con musicisti reclutati dal produttore. “Non ero nella condizione giusta di resistere alla forte influenza di Spector, e al suo successivo controllo del disco”, dichiarò in seguito Cohen. Controllo che venne esercitato anche su personaggi esterni (Allen Ginsberg e Bob Dylan si presentarono in studio una sera e Spector li costrinse a fare i cori su “Don’t Go Home With Your Hard-on).
Il risultato è un disco che unisce due mondi, apparentemente distanti, e lo fa con classe. Ma ka reazione al disco fu confusa: “Leonard Cohen per sadici musicali”, scrisse il Toronto Star, mentre Rolling Stone riassunse che “Una grande parte del disoc suona come il più estroverso ed eccessivo produttore che mette le mani sulla musica del più fatalista ed introverso artista”.
Ma liquidare come “Death of a ladies’ man” come il disco meno riuscito della carriera è davvero riduttivo: si tratta piuttosto di una deviazione interessante, quanto interessante è ognuno dei 13 album prodotti nella sua carriera.