Delta Machine
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1. Welcome to My World 4:56
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2. Angel 3:57
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3. Heaven 4:03
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4. Secret to the End 5:12
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5. My Little Universe 4:24
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6. Slow 3:45
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7. Broken 3:58
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8. The Child Inside 4:16
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9. Soft Touch / Raw Nerve 3:26
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10. Should Be Higher 5:04
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11. Alone 4:29
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12. Soothe My Soul 5:22
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13. Goodbye 5:03
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1. Long Time Lie 4:25
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2. Happens All the Time 4:20
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3. Always 5:07
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4. All That’s Mine 3:23
Nel 2012-2013 i Depeche Mode sono una macchina da guerra dai meccanismi rodati, eppure non smettono di cercare nuove strade, di giocare con suoni e soluzioni.
La macchina si rimette in moto nel 2012. Il “Tour of the Universe” è terminato nel 2010, a seguito di “Sounds of the universe”. La band lo ha immortalato con il film concerto “Tour of the Universe: Barcelona 20/21.11.09” e ha chiuso il contratto con la EMI con la raccolta “Remixes 2: 81–11” (in cui appaiono anche Vince Clark e Alan Wilder, che remixano brani del gruppo). I membri del gruppo hanno i loro modi e loro tempi – non brevi, dettati da chimiche interne ormai consolidate e stabilzzate, che devono permettere a Gore, Gahan e Fletch di ricaricarsi altrove prima di avviare la loro macchina gigantesca. Nel 2012, quando la band sta tornando in studio, Gahan pubblica un disco con i Soulsavers, con cui qualche anno dopo tornerà a collaborare andando anche in tour.
Quello che uscirà nel 2013 sarà contemporaneamente l’inizio di una nuova fase e la fine di un’altra. “Delta machine” è il primo disco per la Columbia Records della loro carriera. Ed è la chiusura della trilogia iniziata nel 2005 con “Playing the Angel” e continuata nel 2009 con “Sounds of the Universe”: come i precedenti è prodotto Ben Hillier, che dà una mano al gruppo nell’identificare un suono che è contemporaneamente tipicamente Depeche, ma anche nuovo.
Una sorta Blues elettronico per questi anni scuri, con un riferimento fin dal “Delta” del titolo. “Delta machine” diventa così il miglior album del trittico perché è quello che l’idea più forte alla base del lavoro: riattualizzuare il suono della band, riscoprendone le origini più scure.
Quando esce, vengono fatti paragoni con “Songs of faith and devotion” e “Violator”, i due capolavori del gruppo: giusti e fuorvianti allo stesso tempo. Non c’è nessuna “Walking in my shoes” o “Enjoy the silence” ma c’è un mix perfetto di suoni neri e chitarre bluesate sepolte in beat e ritmi sintetici.
Il Delta e la macchina.
“Heaven”, il primo singolo o “Slow” sono due ottimi esempi. “Broken” ha una struttura melodica tipicamente DM, così come l’apertura di “Soft touch/raw nerve”. Il finale con “Goodbye” sembra una “Personal jesus” rallentata fino a diventare un bluesaccio, con un giro di chitarra da Missisipi su cui si innestano sintetizzatori, e la voce sempre più calda e cupa di Gahan.
“Delta machine” si impone così come un disco omogeneo, senza troppe concessioni al pubblico, ma con una carica scura notevole. Nonostante sia meno immediato di altre prove della band, diventerà il 16° album del gruppo da top 10 in Inghilterra, obbiettivo centrato per la settima volta in America. E sarà seguito da un tour di 10 mesi che sarà il 9° per incassi del 2013.
Blues o elettronici, pop o rock, i Depeche sanno sempre come stupire il proprio pubblico, per poi coinvolgerlo.