Io Sono Nato Libero
-
1. Canto nomade per un prigioniero politico 15:43
-
2. Non mi rompete 5:03
-
3. 7:10
-
4. 9:54
-
5. Traccia II 2:39
È uno dei capolavori del Banco del Mutuo Soccorso, l’album che chiude idealmente un anno formidabile per il progressive italiano. Pubblicato nel dicembre 1973, “Io sono nato libero” riassume gli stimoli musicali, culturali e politici di quel periodo ed è il culmine di una stagione di creatività bruciante che permette alla band romana di pubblicare nel 1972 due album passati alla storia, “Banco del Mutuo Soccorso” (noto anche come “Il salvadanaio” per via dell’immagine sagomata di copertina) e il concept “Darwin!”. E intanto, attorno alla formazione di Francesco Di Giacomo, il progressive italiano è in fermento e in quello stesso 1973 escono “Arbeit Macht Frei” degli Area e “Felona e Sorona” delle Orme, ma anche “Palepoli” degli Osanna, “Zarathustra” dei Museo Rosenbach, “Time of change” dei Trip, “Contaminazione” dei Rovescio della Medaglia. Le radici colte del progressive giocano a favore dei nostri musicisti, alcuni dei quali escono dai conservatori, e per una breve stagione la musica italiana s’affaccia sul mondo con autorevolezza.
La band e il produttore Sandro Colombini danno il via alle registrazioni nell’ottobre 1973 agli studi Fonorama di Roma. Poche settimane prima in Cile si è consumato un fatto clamoroso: il governo eletto democraticamente di Salvador Allende, salutato con favore dai progressisti di tutto il mondo, è rovesciato dalle forze armate e sostituito dalla feroce dittatura del generale Augusto Pinochet. Il golpe dell’11 settembre ha un’eco straordinaria e colpisce anche i musicisti del Banco del Mutuo Soccorso. Sebbene non contenga alcun riferimento diretto ai fatti cileni, il brano di quasi 16 minuti che apre l’album “Canto nomade per un prigioniero politico” è considerato una risposta emotiva al golpe. Nel testo, il cantante Francesco Di Giacomo dà voce ai pensieri di un prigioniero politico che non uscirà vivo dal carcere, eppure non invoca pietà perché sa che il suo messaggio di libertà durerà nel tempo: “Voi condannate per comodità, ma la mia idea già vi assalta. Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora”, fino al gran finale: “Non sprecate per me una messa da requiem, io sono nato libero”. Musicalmente, il brano è un vero e proprio viaggio che passa da atmosfere riflessive a sezioni incalzanti, passaggi fusion e intermezzi freak, uno dei massimi esempi di musica progressive di casa nostra che smentisce i luoghi comuni sul carattere favolistico e apolitico del prog.
In sala di registrazione, Di Giacomo, i tastieristi e fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi, il chitarrista Marcello Todaro, il bassista Renato D’Angelo e il batterista Pierluigi Calderoni (più gli ospiti Rodolfo Maltese, futuro membro della formazione, Silvana Aliotta e Bruno Perosa) sfruttano tutta la tavolozza di colori a loro disposizione. I ritmi serrati del “Canto nomade” lasciano spazio al folk introdotto da sognanti suoni acustici di “Non mi rompete”, un brano più conciso (5 minuti) e perciò scelto per la pubblicazione su 45 giri. Sul retro c’è “La città sottile”, un pezzo sul tema dell’alienazione metropolitana che parte da una brillante introduzione pianistica per assumere toni psichedelici. Quest’ultimo è l’unico brano musicato da Gianni Nocenzi, tutti gli altri sono opera del fratello Vittorio, che è anche co-autore con Di Giacomo dei testi. Se la sfaccettata “Dopo… niente è più lo stesso” racconta il drammatico ritorno a casa di un soldato dell’Armata Rossa ai tempi della Seconda guerra mondiale (“Lingue gonfie, pance piene non parlatemi di libertà, voi chiamate giusta guerra ciò che io stramaledico”, canta Di Giacomo su un accompagnamento di spinetta di Vittorio Nocenzi), l’elegante strumentale “Traccia II” è una sorta di sequel del pezzo contenuto nel disco del “Salvadanaio” e chiude il lavoro con un tema classicheggiante interpretato dal sintetizzatore.
Canzone popular, musica classica, folk e fusion sono usati con grande libertà per approntare una riflessione sulla condizione dell’uomo moderno lontana dal linguaggio paludato o dai limiti di scrittura di certa canzone politica. Tre pezzi del disco sono lanciati sul mercato internazionale grazie alla Manticore. L’etichetta discografica di Emerson Lake & Palmer, che già lavora al lancio della Premiata Forneria Marconi, appronta un 33 giri contenente tracce di “Io sono libero” e del primo album cantate in lingua inglese, più l’inedita “L’albero del pane”. Il disco esce nel 1975 con il titolo “Banco”. A oltre quarant’anni di distanza dalla pubblicazione, “Banco” e “Io sono nato libero” sono ancora dischi di culto fra gli appassionati di rock progressivo internazionale, uno dei picchi di una stagione esaltante per la musica italiana nel mondo.