Le Nuvole
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1. Le Nuvole 2:16
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2. Ottocento 4:56
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3. Don Raffaè 4:08
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4. La Domenica Delle Salme 7:37
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5. Megu Megun 5:20
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6. La Nova Gelosia 3:05
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7. ‘A cimma 6:18
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8. Monti Di Mola 7:44
“Le nuvole” di De André arriva nel settembre del 1990, sei anni e mezzo dopo “Creuza de mä”
, il suo capolavoro in genovese e disco cardine della sua carriera. I sei anni intercorsi tra i due album sarebbero stati parecchio intensi per il cantautore, sia sul versante musicale – con collaborazioni con i New Trolls e con Ivano Fossati per “Quei posti davanti al mare” – sia sul versante più personale: Nell’89 si sposa con Dori Ghezzi a Tempio Pausania. Un anno prima, durante un tour estivo in cui è accompagnato dalla famiglia (Cristiano, Dori e Luvi sono sul palco con luii) viene travolto da una polemica: a Roccella Jonica afferma che “Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta”. De André prova a smorzarla come una provocazione, ma la polemica arrivò persino in parlamento con un’interrogazione.
Molte di queste cose si ritrovano in “Le nuvole”, che De André inizia ad incidere poco dopo il suo matrimonio: i riferimenti politici, la continuazione del lavoro sul dialetto genovese e la collaborazione con Ivano Fossati, oltre al sodalizio con Mauro Pagani (sua metà su “Creuza de mä”).
Il disco, però risulterà in buona parte diverso da “Creuza de mä”, sia per l’approccio, che per il risultato. Nel 2006 Pagani raccontava che la relazione umana e professionale con Fabrizio era cambiata, più intrecciata, e la divisione tra testi (De André) e musiche (lo stesso Pagani) era ormai saltata: “Con il passare degli anni il nostro rapporto si era fatto più profondo, le nostre conoscenze sempre più si influenzavano e si intrecciavano a vicenda. Così stavolta tutto prese forma e identità davvero a quattro mani, chiacchierando, inventando, facendo e rifacendo. Soprattutto guardandoci intorno, con una attenzione al mondo del tutto diversa da quella del disco genovese”.
La prima parte del disco comincia infatti con la title-track, un recitato, che nel titolo fa riferimento diretto ad Aristofane: “Le Nuvole, per l’aristocratico Aristofane, erano quei cattivi consiglieri, secondo lui, che insegnavano ai giovani a contestare. Le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale, politica ed economica; sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perché il nuovo potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere”, raccontò al tempo De André.
Ma dominare questa prima parte sono due brani immortali, “Don raffaé” musicalmente ha l’incedere del classico De André, ma è cantata in napoletano, ed è frutto della collaborazione con Massimo Bubola, con un ritornello che riprende “O ccafè” di Domenico Modugno. Il tema è quello delle carceri e il rapporto dello stato con la malavita (e il riferimento è a Raffaele Cutolo, boss della camorra, che scrisse anche a De André per avere conferma che la canzone fosse ispirata a lui). “La domenica delle salme” fu invece l’ultima canzone scritta e incisa per il disco: quando De André si accorse che mancava qualcosa, si ritirò in Sardegna con con Pagani e dai suoi appunti tirò fuori uno dei suoi capolavori, un racconto denso di riferimenti che vanno da Curcio ad una critica ai suoi colleghi cantanti.
La seconda parte dell’album, invece, è per molti versi la prosecuzione di “Creuza de mä” con due brani in genovese, entrambi co-firmati con Fossati. Il primo “Mégu megún”, il lamento di un malato immaginario (“Mégu” è il medico) che si apre con il bouzouki di Pagani (che non a caso l’avrebbe inclusa nella sua rielaborazione del disco dell’84 incisa nel 2004 per omaggiare l’amico a quel tempo già scomparso). La seconda è “’A çimma” dedicata alla cima, piatto tipico ligure e sempre con il bouzouki di Pagani a sottolineare la melodia. La firma musicale di Pagani è evidente anche sulla conclusiva “Monti di mola”, dedicato alla sua terra adottiva, la Sardegna, cantata in Gallurese con i cori dei Tazenda.
Il dodicesimo disco di De André sarebbe stato il primo ad avere delle canzoni trasformate in videoclip: “La domenica delle salme” e “Mégu megún”, entrambi per la regia di Gabriel Salvatores .Sarebbe stato seguito solo da un altro album, “Anime salve”, nel 1996: si interrompe la collaborazione con Pagani e si intensifica quella con con Fossati – originariamente pensato come disco a quattro mani e due nomi, verrà pubblicato a nome del solo De André dopo tensioni tra i cantautori.