L’Isola Di Niente
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1. L’Isola Di Niente 10:42
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2. Is My Face On Straight 6:38
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3. La Luna Nuova 6:21
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4. Dolcissima Maria 4:01
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5. Via Lumiere 7:21
L’isola di niente è un album epocale per molti versi. Per prima cosa rappresenta il debutto discografico del bassista Patrick Djivas, proveniente dagli Area, presente, pulsante, di orientamento più “avventuroso” e in alcuni parti quasi solistico, non di semplice accompagnamento; poi segna un distacco netto dalla scena italiana di quegli anni, cercando di dare al disco un taglio davvero internazionale, sia pure non perdendo di vista un suono diventato ormai di riferimento.
Persino il titolo sembra andare in questa direzione, dove il “niente” non è un termine negativo o di fantasia, ma simboleggia l’obiettivo di fare qualcosa di originale, non esistente prima di questo lavoro… appunto L’isola di niente.
Un disco più complesso dei due precedenti, Storia di un minuto e Per un amico, persino più barocco in alcuni momenti, ma senza legarsi all’esposizione di una inutile spettacolarizzazione tecnica, capace di mantenere l’innegabile melodia della PFM e aprirsi alle nuove frontiere sonore. Sei brani, registrati agli Advent Studios di Londra (dove incisero Who, Emerson Lake & Palmer, Gentle Giant, Caravan) con Martin Rushent come ingegnere del suono (Fleetwood Mac, T-Rex, Yes, Emerson, Lake and Palmer) per raccontare questa storia in musica, dove il gruppo troverà lo sbocco verso il mercato americano e una musica senza confini strutturati, che lo vede ancora oggi in prima fila con il suo suono “d’autore”, sospeso tra prog rock e canzone. L’isola di niente, title track e brano più lungo del disco, quasi 11 minuti, apre con un affascinante affresco vocale, opera dell’Accademia Paolina di Milano. Il coro maestoso avvolge e conquista l’ascoltatore, introducendolo ai più dinamici ritmi di questo brano. manifesto del rock progressivo internazionale, non solo italiano, nulla da invidiare a Yes e Genesis. La seguente Is My Face On Straight è una morbida ballata, meno aspra, cantata in inglese su testo di Peter Sinfield (già collaboratore di King Crimson e della stessa PFM, uno dei più leggendari autori nella storia del rock anni 70). La Luna Nuova, che apriva la seconda facciata dell’originale 33 giri, è ancora oggi uno dei classici più apprezzati dai fan della band: il folk si mischia al progressive più classicheggiante, il violino al moog, le chitarre spaziano in ogni dove, mentre il basso e la batteria si dimostrano capaci di percorrere sentieri jazz rock senza perdere in mediterraneità. Un capolavoro di melodia e sintesi ritmica. Dolcissima Maria è una canzone vera e propria ma che non smarrisce il suono caldo che aveva dato tanto lustro a Impressioni di settembre, romantica senza eccedere in “lagne” zuccherose, poco vicine allo spirito del progressive rock di quel 1974. La conclusiva Via Lumiere chiarisce come il gruppo sappia suonare con rara maestria, specialmente in un brano dove mancano le parole e, quindi, gli strumenti sono in grado di godere totalmente della libertà del rock progressivo. Il flauto, quasi impazzito, di Mauro Pagani, ricorda il jazzista Roland Kirk e Ian Anderson dei Jethro Tull: un affresco sonoro che fa capire la ricchezza artistica degli anni 70. L’isola di niente è un capolavoro ancora oggi.