Mio Fratello E’ Figlio Unico
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1. 3:16
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2. Sfiorivano le viole 4:57
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3. Glu Glu 2:33
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4. Cogli La Mia Rosa D’Amore 3:58
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5. Berta filava 3:36
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6. Rosita 3:48
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7. Al Compleanno Della Zia Rosina 3:48
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8. La Zappa Il Tridente Il Rastrello 4:30
Nel 1976 esce sul mercato “Mio fratello è figlio unico”.
E’ il secondo album di Rino Gaetano, che
dopo il primo “Ingresso libero” del 1974, si è fatto notare da pubblico e critica con il singolo “Ma il
cielo è sempre più blu”, del 1975.
Le tematiche sociali, lo spirito corrosivo ed ironico del giovane cantautore crotonese sono già
espresse in uno stile personale, asciutto, scarno ed essenziale.
I suoi paradossi, la rabbia, il sarcasmo, la denuncia e a volte, una certa tenerezza sotterranea sono
le strade che le sue composizioni continuano a battere ed esplorare.
Apre il disco la traccia omonima, una canzone intimista, che poggia su un pianoforte essenziale,
poca batteria e cori gospel delle Baba Yaga, ed è impreziosita dal sitar suonato da Gaio Chiocchio
. Il testo canta frasi apparentemente slegate tra loro ma che compongono un quadro impietoso di
luoghi comuni a cui tutti ci aggrappiamo ciecamente, per non sentire forse la mancanza di senso
delle cose, per regolare le nostre esistenze ad un ritmo comune che ci rassicura. L’interpretazione
di Rino Gaetano è partecipe ed affettuosa, dolente ed al contempo rabbiosa. Di grande
atmosfera,il brano diventerà poi, sempre più bandiera di generazioni a venire, che tentano di non
cadere sotto l’omologazione bolsa e grigia della società contemporanea.
“Sfiorivano le viole”, è una ballad uptempo dall’andamento solare, morbido. La voce roca, blues
di Rino Gaetano racconta una storia d’amore con il suo lessico particolare, scarno, slegato e
geniale. Basso chitarra batteria e percussioni, insieme al synth che commenta tutto il brano, sono
un accompagnamento discreto e defilato, fino al finale, che a sorpresa cambia andamento,ed
ecco i fraseggi nervosi ed intelligenti del cantautore crotonese. Sfilata di personaggi e situazioni al
limite del paradosso, segno del tempo che si muove e trasforma e cambia. Mentre lui, aspettava
lei. E intanto, sfiorivano le viole……
.Ritmi latini e toni ironici , giochi di parole, assonanze atipiche e ritornelli semplici di facile presa ,
immagini surreali e linguaggio sferzante che sono caratteristica dello stile unico di Rino Gaetano
sono riproposti in “Glu glu”, dove la voce roca duetta col sax e si accompagna a scherzose coriste
La chitarra acustica ed il piano introducono poi la bella “Cogli la mia rosa d’amore” , traccia
dall’atmosfera malinconica, sfocata e crepuscolare in cui spicca Luciano Ciccaglioni al banjo in un
riff ritornello che sa di rimpianto e perdita. Il dolore di chi è lontano per lavorare, la povertà
semplice delle processioni religiose nei paesi, la durezza della vita in miniera, la bellezza lieve delle
prime giornate d’estate, sono immagini bellissime e colme di amore e di pietas laica. Un canto da
ubriaco a piena voce chiude questa bella canzone per passare alla famosissima
“Berta filava ” , stralunata filastrocca rock in cui basso e chitarra ripetono un riff divertito e
grottesco, il resto della band accompagna la voce rauca e dissacratoria di Rino Gaetano che parte
da un detto popolare e compone un ritratto paradossale, surreale di una donna ,Berta, che filava
la lana ma filava anche con Mario e con Gino, e poi santi vestiti d’amianto e altre immagini storte
e di lato. Uno dei più grandi successi del cantautore crotonese, che regalava testi capaci di
esplorare gamme diverse del sentire la vita, senza porsi limiti stutturali musicali o linguistici.
“Rosita” è un giro di valzer, una girandola folk, una ballata che, di nuovo, presenta alle nostre
orecchie piccole storie di grande umanità, mentre un’arpeggio delicato di chitarra acustica apre
“Al compleanno della zia Rosina”, ricordi di sere d’estate, di gioventù e di avventura. Il discorso è
frammentato, slegato , eppure istintivo e capace di comunicare sensazioni profonde.
“La zappa il tridente il rastrello” è una canzone , una danza di paese, una giostra medievale. Ma il
testo, a contrasto, parla di fatturati lordi, di mansarde lussuose, di tardone che giocano a bridge,
intossicazioni aziendali , pellicce e soubrettes. Una girandola di volti e situazioni grottesche di
inutilità e vanità, tutto danza in questo ballo vorticoso, che gira gira gira e porta tutto via.