New Skin for the Old Ceremony
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1. Is This What You Wanted 4:13
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2. Chelsea Hotel #2 3:05
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3. Lover Lover Lover 3:19
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4. Field Commander Cohen 3:59
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5. Why Don’t You Try 3:51
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6. Leaving Green Sleeves 2:38
“Mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel, eri famosa, il tuo cuore una leggenda, Mi ripetesti che preferivi gli uomini belli, ma che per me avresti chiuso un occhio”.
In “New skin for the old ceremony” c’è una canzone classica in cui si incrociano diverse mitologie: quella dell’hotel più bohèmienne e leggendario di New York, quella di una famosa, altrettanto leggendaria e passionale cantante e quella di un artista non bello, ma in grado di spezzare cuori con le parole, la voce e il suo fascino non convenzionale.
L’uomo è ovviamente Leonard Cohen, che nel 1974 pubblica il suo quarto album. Negli anni successivi, cantando dal vivo la canzone “Chelsea Hotel #2” (una precedente “Chelsea hotel” venne solo eseguita dal vivo e mai pubblicata) farà un riferimento esplicito a Janis Joplin, protagonista di quell’avventura. Negli anni ’90 si pentirà pure: “E’ un’indiscrezione di cui sono molto dispiaciuto. Non so se c’è modo di scusarsi ad un fantasma, ma ora vorrei farlo per aver perseverato in quel pettegolezzo”.
Nel ’73 il cantante e poeta pubblica “Leonard Cohen: Live Songs”, dopo qualche anno di concerti – aveva iniziato ad andare in tour poco prima, nel ’70. Nel ’74 inizia a collaborare con John Lissauer, produttore dal background jazz: il risultato sarà molto diverso dal suono scarno dei primi dischi e dal lavoro a Nashville con Bob Johnston.
Le canzoni di Cohen trovano una nuova pelle, appunto, guadagnando una nuova strumentazione fatta di archi, banjo, percussioni, mandolini. I due lavorano assieme a New York, e assieme ad un nuovo gruppo di musicisti: Lissauer prova a vestire le canzoni che Cohen gli ha fatto sentire su un divano con arrangiamenti più complessi, ma sempre tutto sommato rarefatti. E nel repertorio ci sono brani che rimarranno famosi nella produzione di Cohen: oltre a “Chelsea Hotel #2”, “Who by fire” e “ield Commander Cohen”.
Le reazioni al disco e alla svolta sonora furono contrastanti, al tempo: Rolling Stone scrisse che “non è uno dei suoi migliori lavori (…) gli arrangiamenti di Lissauer sono privi di sensibilità, melodrammatici e invadenti, mentre Cohen si preoccupa dell’inevitabilità della tragedia. E’ attento all’eroismo mitico, alla mistica dell’amore, ma alla fine pensa che non sia possibile una fine felice tra uomo e donna, e che l’unica gloria risieda nel tentativo”.
Alla fine, non aveva tutti i torti, la rivista: la poetica di Cohen, e “New skin for the old ceremony” lo dimostra alla perfezione” è una mistica del tentativo, dell’impresa amorosa e artistica. Anche sul versante musicale: Lissauer e Cohen andranno in tour assieme e si metteranno a lavorare su un nuovo album, “Songs for Rebecca”, eseguendone alcuni brani. Il tentativo fallirà – e il disco verrà abbandonato. Cohen, negli anni a venire, cambierà di nuovo approccio musicale, arrivando a lavorare con il produttore del “Muro del suono” Phil Spector per “Death of a ladies man”. Ritornerà alle sue radici musicali solo con “Recent songs” nel ’79.