Piccolo Intervento A Vivo
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1. 2:46
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2. Fortunello 2:19
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3. I Batteri 0:50
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4. Come Mi Vuoi 4:09
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5. Terapia Contro La Nostalgia 2:48
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6. 1:03
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7. Si Parte 2:44
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8. Hollywood Come Roma 3:53
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9. 3:12
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10. Per Me Lo So 1:46
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11. Mondo Naif 3:56
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12. Rock & Roll Dell’Idiota 2:11
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13. Comica 2:06
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14. Guerra Civile 0:47
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15. Vesto All’Occidentale 3:13
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16. Dinamite 2:02
“Venghino, signori venghino in questa bellissima plaza. L’incredibile spetaculo de Tre Allegri Ragazzi Morti! Tre Allegri Ragazzi Morti canteranno, suoneranno e balleranno per voi l’incredibile spetaculo de la vida, l’incredibile spetaculo de la muerte”. Si apre così, come uno spettacolo circense, “Piccolo intervento a vivo”, il primo vero album dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Non si tratta di un esordio canonico, è un progetto lontano dalle regole della discografia, un album in parte dal vivo e in parte registrato in studio che serve al trio per lasciare una testimonianza dei primi anni di attività e mostrare la propria natura “deviante” e inclassificabile. È la rivelazione che porta molti, nel 1997, a innamorarsi dello stile punk’n’roll del trio di Pordenone e del suo immaginario fumettistico. È il punto di partenza di una storia ventennale.
In realtà, “Piccolo intervento a vivo” non è la prima uscita del gruppo. In precedenza, la band ha pubblicato tre dischi autoprodotti: “Mondo naif” (1994), “Allegro pogo morto” (1995) e “Si parte” (1996). Sono gli anni in cui il rock italiano sta lentamente rinascendo e i Tre Allegri Ragazzi Morti rappresentano una bella anomalia persino all’interno di quel contesto di rottura con il pop di casa nostra. Affondano le radici nel punk, ma sono frutto di un amalgama di stili e influenze molto originale che va dagli americani Violent Femmes agli italiani CCCP. In più, offrono al pubblico un immaginario che va oltre la sola musica.
Il trio formato dal cantante e chitarrista Davide Toffolo, dal bassista Enrico Molteni e dal batterista Luca Masseroni appartiene al mondo del reale e assieme a quello della fantasia. Toffolo è un fumettista e fornisce alla band il nome, tratto dal suo romanzo a fumetti “Cinque allegri ragazzi morti”, e con esso le maschere per apparire in pubblico. Si tratta di teschi: i protagonisti della storia di Toffolo sono morti viventi condannati a restare per sempre giovani. E l’energia giovanile è il motore che muove “Piccolo intervento a vivo”, a partire dal ritratto adolescenziale punk-rock che lo apre, “Quindicianni già”.
Pur essendo un miscuglio di pezzi nuovi e live registrati nel febbraio 1997 all’Atrium di Pordenone, l’album suona come una sorta di concept sull’adolescenza scelta come punto di osservazione di una società deforme e decadente. C’è il dialogo con i genitori di “Come mi vuoi” che musicalmente deve molto ai Nirvana (“Avrei voluto esser come mi vuoi, ma in questa vita sono come mi piace a me”); c’è il ritratto di “Alice in città”, figlia di papà che passa dalla Fanta alla cocaina e che è basato su un ritmo rock’n’roll suonato con stile scarno punk; c’è l’inno “Mondo naif” sulla malinconia come forza rivoluzionaria in un mondo di consumatori felici. Se “Batteri” è la versione punk di una canzone d’amore (“Mi mancano i batteri della tua bocca”), il “Rock & roll dell’idiota” è un pezzo sulla ricerca di identità superficiale.
La musica è semplice, ridotta ai minimi termini, scarnificata, tutta basata sulla foga ereditata dal punk-rock. Ma lo spettro di riferimento è molto ampio e va da Ettore Petrolini, di cui viene rivisitata in modo felice “Fortunello”, ai CCCP di Giovanni Lindo Ferretti, di cui viene proposta la cover di “Per me lo so”. “Piccolo intervento a vivo” è il disco per chi, nel 1997, vive una “guerra civile famigliare” e si pone domande sul senso della “vita prolungata e innaturale” tipica della società occidentale. Contiene canzoni brucianti e brevi, anche di soli 50 secondi, è esplosivo e si chiude in modo appropriato con un pezzo in cui viene ripetuta un’unica parola: “Dinamite”.