Radio K.A.O.S.
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1. Radio Waves 5:05
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2. Who Needs Information 5:49
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3. Me Or Him 5:24
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4. The Powers That Be 4:36
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5. Sunset Strip 4:46
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6. Home 6:00
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7. Four Minutes 3:39
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8. The Tide Is Turning (After Live Aid) 5:44
Da riscoprire: la storia di “Radio K.A.O.S.” di Roger Waters
Le radio FM di Los Angeles e i minatori senza lavoro del Galles, l’intrattenimento e la protesta politica, la disabilità e le forze di mercato. E in fondo a tutto ciò, un barlume di speranza. “Radio K.A.O.S.” del 1987 è l’album più originale di Roger Waters, per certi versi il più spiazzante. Si stacca nettamente dal canone musicale dei tardi Pink Floyd cui sono ispirate le altre due opere soliste del bassista, “The pros and cons of hitch-hiking” del 1984 e “Amused to death” del 1992. Parla il linguaggio della modernità, in una miscela curata con il co-produttore Ian Ritchie di suoni tradizionalmente rock, sintetizzatori e programmazioni. È un concept sul bisogno di comunicare degli esseri umani, sulla necessità di combattere l’omologazione, sulla manipolazione delle informazioni, sulla banalizzazione della realtà operata dai mass media. E sulla guerra: è ambientato nel periodo in cui Stati Uniti e Regno Unito bombardano la Libia e finisce con un finto olocausto nucleare.
Se l’ultimo album inciso dal cantante e bassista con i Pink Floyd “The final cut” rimbalzava fra due guerre, il secondo conflitto mondiale e le Falkland, se “The pros and cons of hitch-hiking” era racchiuso nella cornice surreale di un sogno, “Radio K.A.O.S.” affonda le radici nel presente. Narra la storia di Billy, un paraplegico ventitreenne del Galles la cui figura è ispirata a quella vera di un giovane irlandese di nome Christopher Nolan. Una sera il suo gemello Benny, radioamatore e minatore rimasto senza lavoro, sfoga la rabbia contro una vetrina di un negozio di apparecchiature elettroniche e ruba un telefono cordless. Lo nasconde sotto l’imbottitura della sedia a rotelle di Billy prima di essere arrestato e accusato di omicidio. È un particolare, quest’ultimo, che Waters ricalca su un fatto realmente accaduto in Inghilterra nel 1985: un tassista che porta al lavoro un minatore viene ucciso da un masso lanciato da un cavalcavia da un altro minatore in sciopero.
Privo delle cure del gemello, Billy viene mandato a Los Angeles da uno zio. Lì mette alla prova la sua capacità fuori dal comune di percepire le onde radio direttamente nella testa, senza bisogno di alcun apparecchio, quasi una versione estrema di Tommy degli Who. Billy collega il cordless, un computer e un sintetizzatore vocale e trova il modo di parlare. L’album inizia con una telefonata a K.A.O.S., radio indipendente di Los Angeles che Waters modella su KMET, baluardo della resistenza alla banalizzazione dei format radiofonici. La chiamata è presa in diretta da Jim, interpretato da Jim Ladd, vero deejay amico del bassista la cui voce caratteristica, unitamente a quella sintetizzata del protagonista, fa da collante fra le canzoni. Nel singolo “Radio waves” che apre l’album Billy racconta il suo talento a Jim, con il quale stringe un’amicizia virtuale. In “Who needs information”, dove Waters affronta anche il tema dell’informazione dei tabloid, e in “Me or him” Billy racconta la storia del gemello. In “Sunset Strip” e “Home” esprime la nostalgia per casa, un sentimento provato dallo stesso Waters quando all’inizio degli anni ’80 si è trasferito a Los Angeles per sfuggire dal fisco inglese dopo la débacle finanziaria dei Pink Floyd.
Billy è convinto che il conflitto in Libia sia un’arma di distrazione di massa e vuole dimostrare i pericoli a cui il mondo è esposto. Grazie alle sue capacità, entra nei computer mondiali e simula un attacco nucleare, disattivando le capacità difensive degli Stati. “Four minutes” contiene il conto alla rovescia per la fine del mondo, solo Billy sa che si tratta di un attacco virtuale. Superato lo spavento, l’umanità si rende conto del pericolo scampato. In un pub del Galles un uomo intona una canzone di speranza, “The tide is turning (After Live Aid)”, milioni di persone in tutto il mondo accendono candele. È il vecchio collaboratore del bassista Nick Griffiths a suggerire di includere un finale ottimista. E Waters, noto per il cinismo, lo accontenta con un pezzo ispirato a Live Aid, “The tide is turning” appunto. Lo userà come canto finale della riproposizione di “The wall” a Berlino, dopo la caduta del Muro.
Contenuto in una copertina in cui i titoli delle canzoni sono riprodotti con l’alfabeto Morse, “Radio K.A.O.S.” va riascoltato per riscoprire il lato meno noto di Waters, che mette da parte sentimenti e suoni estremi espressi in altre opere per confezionare canzoni dirette con melodie semplici, arrangiamenti elettronici, parti di fiati, oltre al consueto campionario di voci e suoni concreti. In brani come “Four minutes”, dove si ascolta la voce di Clare Torry, la vocalist di “The great gig in the sky”, c’è il marchio dei Pink Floyd, ma nel suo insieme “Radio K.A.O.S.” è un pezzo unico nella discografia del bassista. Quando lo porta in tour, Roger Waters fa fatica a riempire le sale, mentre gli ex compagni, forti del marchio Pink Floyd, sono impegnati in una tournée spettacolare e acclamata. La delusione lo accompagnerà a lungo e lo terrà lontano dalle sale da concerto per dodici anni.