Renzo Arbore & the Arboriginals
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1. I Know It’s Over (E se domani) 3:48
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2. Ciao ciao bambina (Piove) 4:42
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3. My Clarinetto (Il Clarinetto) 3:12
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4. How Wonderful to Know (Anema e core) 5:04
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5. Capuccina (Permette signorina…) 3:03
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6. I’m Getting Lost Again (Se tu non fossi qui) 3:57
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7. The Matress (Il materasso) 3:49
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8. Don’t Forget (Non dimenticar) 4:05
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9. Tonight I’ll Say a Prayer(Il posto mio) 4:49
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10. A Pretty Love Song (Non dimenticare le mie parole) 3:58
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11. Botch-A-Me (Ba..baciami piccina) 2:30
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12. 4:19
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13. Please Don’t Go (Non partire) 4:05
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14. Smorz ‘E Llights 7:36
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15. Stay Here with Me (Resta cu mme) 5:04
Americani d’Italia o italiani d’America: cittadini di un sentire, più che di confini geografici, uniti da una musica in grado di non darla mai vinta al tempo. È questo il popolo riflesso nel “My American Way” di Renzo Arbore e dei suoi fidati complici, ribattezzati per l’occasione the Arborigenals, un progetto che va a scavare nelle radici più gioiose del canto italiano e di una storia spesso dimenticata. Si tratta di una memoria vitale che non ne vuole sapere di coprirsi di polvere e restare chiusa nel passato; è una musica pronta a vivere nel presente, che ammicca al jazz riscoprendone il più grande significato originario. Pensa proprio al jazz Arbore nel selezionare quindici tracce che hanno tutto il sapore più gustoso degli standard, dei classici imperituri dalle inesauribili energie. Sono melodie famose o perle in attesa di riscoperta, accomunate da un irresistibile spirito di autenticità, di contagiosa ispirazione. Un’intensità che il tempo presente vorrebbe a volte far passare per fuori moda, ma che fa trovare a Renzo Arbore, che qui si lascia riconoscere come crooner, l’inimitabile intesa degli Arborigenals: sono “talenti eclettici e generosi, uniti dalla grande passione per le canzoni e per le ‘canzonette’ che non sono ‘cerebrali’, ‘sofisticate’ ma che hanno invece una grande qualità, vero segreto dell’Arte”, spiega Arbore.
Impossibile non riconoscere le note d’apertura di “I Know It’s Over” (ovvero “E Se Domani”), che inaugurano felicemente il viaggio in direzione di un’epoca d’oro della canzone italiana che tanta più considerazione dimostra qui, una volta per tutte, di meritare. Nella sua avventura a ritroso Arbore ci ricorda allora che “How Wonderful To Know”, l’”Anema e Core” che agli albori degli anni Cinquanta aveva affidato le parole di Tito Manlio alle note di Salve D’Esposito, era riuscita ad incantare, tra gli altri, Cliff Richard e Andy Williams. “Non Dimenticar”, che brilla al centro dell’album con il titolo “Don’t Forget”, aveva invece conquistato niente meno che Nat King Cole.
È questa la storia per la quale la musica italiana deve mostrare più fierezza; il canto italiano capace di conquistare il mondo con la voce di Domenico Modugno (qui omaggiato con l’indimenticabile “Piove (Ciao Ciao Bambina)”) o con le più grandi melodie napoletane. Tra queste ultime si segnala, oltre alla già citata “Anema e Core”, la travolgente “Resta Cu Mme”, che chiude l’album con il nuovo abito “Stay Here With Me”. La fortuna italiana nel panorama internazionale viene celebrata poi con l’aiuto di un’ospite d’eccezione: si tratta di Isabella Rossellini, che presta la sua voce prima a “The Mattress” e poi a “A Pretty Love Song” (la “Non Dimenticare le Mie Parole” resa celebre dal Trio Lescano).
La selezione di “My American Way” resta però, soprattutto, la scelta ispirata di un appassionato che alla musica ha dedicato una vita intera. Arbore si ritrova dunque a ripercorrere anche la propria storia personale, com’è segnalato dalla presenza della terza traccia “My Clarinet” – un gustoso aggiornamento del cavallo di battaglia del 1986 “Il Clarinetto”. Brani come questo tendono a ricordare quanto fondamentali spontaneità e gusto, divertimento messo ad arte, siano per una musica che ha saputo conquistarsi la capacità d’essere evergreen. E allora lo scambio continuo tra Italia e America si fa ancora più gustoso con la festa compiaciutamente maccheronica di episodi come “Botch A Me” – arguto codice per “Baciami Piccina” – e “Smorza ‘E Llights”.
C’è una bellezza in fondo semplice, ma soprattutto pura, dietro ognuna di queste tracce. Una qualità che, ci lascia intendere Arbore, può non solo divertire come poche altre musiche sanno fare, ma ha anche tanto da insegnare ai giorni nostri. Lui le descrive come “canzoni a lunga durata”: sono ancora qui, e brillano più che mai, fibre di una filosofia e di un’appartenenza che ancora parlano di noi.