Rimini
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1. Rimini 4:07
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2. Volta La Carta 3:49
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3. Coda Di Lupo 5:25
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4. Andrea/Tema Di Rimini 7:21
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5. Avventura A Durango 4:52
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6. Sally 4:49
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7. Zirichiltaggia 2:18
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8. Parlando Del Naufragio Della London Valour 4:42
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9. Folaghe 2:58
Reduce dalla collaborazione con Francesco De Gregori, con il quale ha scritto buona parte delle canzoni di “Vol. 8”, nel 1977 Fabrizio De André stringe un altro sodalizio che si rivelerà fruttuoso con un cantautore ancora più giovane. Si chiama Massimo Bubola, ha 23 anni, ha alle spalle un album intitolato “Nastro giallo”. Con lui De André scrive tutte le canzoni originali di “Rimini”. Le session si tengono prima al Castello di Carimate, poi a Roma dove, racconta Cristiano De André, l’arrangiatore scozzese Tony Mimms “aveva dei cali di umore terrificanti, e fu proprio durante una di queste crisi che, davanti ai suoi figli, salì sul cornicione dell’albergo e disse loro con accento scozzese: ‘Adeso sapite chi sucede? Sucede chi papà si mazza’. Mio padre subentrò trafelato e chiamò subito l’ambulanza”. Alla fine, il posto di Mimms viene preso da Gian Piero Reverberi e nuove session si tengono a Milano.
È Bubola a raccontare, nel libro di Riccardo Bertoncelli “Belìn, sei sicuro?”, la genesi dell’album: “Decidemmo di dedicare il disco ad analizzare i difetti di questa piccola borghesia italiana, così anemica e gretta… La nostra è una piccola borghesia di ex bottegai, molto limitata, molto ignorante, basta guardare lo specchio della sua TV odierna”. Viene in mente “Sally”, dove la protagonista lascia alle spalle l’ordine borghese per abbracciare il mondo, fra brutte avventure e un incontro con un Re dei Topi che rimanda al film “El topo” di Alejandro Jodorowski. La dimensione del reale e del sogno spesso di intrecciano e alcune canzoni hanno un taglio favolistico dietro cui s’intravede un’attenzione a quel accade al mondo, come dimostrano le allegorie della felliniana “Rimini” e di “Coda di lupo”, che racconta “il fallimento della rivolta sessantottina e del riflusso della speranza della fantasia al potere nell’area dei gruppi autonomisti”, come i cosiddetti indiani metropolitani.
Il pezzo forte dell’album è “Andrea”. Si intitolava in origine “Lucia” ed era una canzone di montagna, la storia di una ragazza che perde il fidanzato in guerra. Bubola: “Poi venne l’idea di dissacrare questo mito. Di creare una storia d’amore omosessuale all’interno di questa guerra santa… Era il tema di due soldati amanti. Fu una canzone fortunata, proprio ben accolta, anche in Germania e nei paesi di lingua tedesca, perché Andrea in quesi luoghi è un nome femminile e veniva quindi interpretata come una storia d’amore popolare”. La voce femminile è quella di Dori Grezzi, che appare anche in “Volta la carta”, tentativo pienamente riuscito di traslare il suono eccitante del folk britannico alla realtà italiana, sotto forma di filastrocca, con un debito evidente nei confronti degli Steeleye Span. “Parlando del naufragio della London Valour”, basata su brevi strofe recitate inframmezzate dalla ripetizione di un tema elettrico euforico, fa invece riferimento a una storia vera, l’affondamento di un mercantile inglese nel proto di Genova, nel 1970.
De André ha spesso inciso cover di altri artisti, da Georges Brassens a Leonard Cohen. Per “Rimini”, viene scelta una canzone del Bob Dylan tratta da “Desire”: “Romance in Durango” diventa “Avventura a Durango”, con la traduzione effettuata con Bubola e frasi in spagnolo dell’originale rese in napoletano. Erri De Luca scriverà di “capolavoro di trasferimento da una lingua a un’altra”. Anche il veloce ballo gallurese “Zirichiltaggia” è cantato in dialetto, sardo: la parola significa “Lucertolaio”, la canzone tratta di un litigio fra pastori per questioni di eredità, rappresenta il lato folk del disco. Musicalmente, De André dice addio all’influsso della chanson francese per abbracciare arrangiamenti vicini al rock americano e al folk-rock britannico. Non a caso, porterà l’album in tour facendosi accompagnare dalla PFM.