Siamo Solo Noi
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1. Siamo solo noi 5:53
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2. Ieri Ho Sgozzato Mio Figlio 3:22
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3. Che Ironia 3:48
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4. Voglio Andare Al Mare 3:40
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5. Brava 4:37
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6. 4:27
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7. Incredibile Romantica 4:20
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8. Valium 3:36
Ha già tre album alle spalle Vasco Rossi, quando nel 1981 viene pubblicato “Siamo solo noi”.
La “vita spericolata” fatta di donne, alcol, abuso di droghe e farmaci, notti insonni, smarrimento,
malinconia, sono raccontati , tra sonorità rock e hard rock, divertito sarcasmo ed una patina di provinciale
schiettezza, che rende le sue canzoni ancora più credibili e condivisibili. I testi e le atmosfere di questo
lavoro colpiscono al cuore e alla pancia.
E l’idea che il rock abbia finalmente una sua voce unica ed originale in Italia si fa spazio sempre di più tra il
pubblico più attento. Tra i critici c’è chi lo considera un oggetto misterioso, e lo attacca, lo stronca. Invece,
qualcosa di diverso e importante sta sviluppando e mettendo radici nel nostro panorama musicale.
“Siamo solo noi”, che apre l’album, conferma appieno questa sensazione. Il riff della chitarra e del basso
sono un marchio a fuoco, e introducono un testo che è un inno di una generazione che “non ha più santi
ne’ eroi”, persa, arrabbiata, smarrita di fronte al vuoto che ha davanti, che non si riconosce in niente, che
non vuole niente. La voce disordinata , stanca, beffarda di Vasco ci porta dentro ad un mondo di ironica
malinconia in cui c’è poco spazio per la speranza. Un rock energico, in cui la chitarra di Maurizio Solieri
ricorda a tratti quella di Brian May, la Steve Rogers Band sostiene il cantautore con forza e tanto sangue
nelle vene.
Il passo incerto di Vasco, il suo stare sul palco con quell’attitudine così personale, aggressivo, noncurante,
vacillante, corrisponde al suo mondo allucinato, disperso, tenero, notturno.
“Ieri ho sgozzato mio figlio” ha un andamento massiccio e scarno. La chitarra si muove veloce e selvaggia,
inanella riff nervosi, mentre il rocker di Zocca racconta con nonchalance che ha sgozzato suo figlio,”
credendo fosse un coniglio”. Punk e rock fusi con un testo nonsense e provocatorio.
“Che ironia” è una ballad scanzonata, ritmica, il cui testo allude al l’uso di sostanze “Bambine Prepotenti e
cattive”, che non fanno dormire, che seducono e che non danno via di scampo.
Il tono è giocoso, il tema scottante, trattato con impertinente allegria.
“Voglio andare al mare” è un reggae solare, divertito, in cui Vasco parla di estate e di indigestione di
femmine. Il ritornello prende un andamento rock, un impetuoso muoversi gioioso che riporta al riff
giamaicano con la ripetizione “Di donne e di sole, e donne da sole” .
I toni cambiano con “Brava”, in cui la storia di un amore andato a finir male impegna il cantautore in una
performance trascinante, la voce roca gronda rimpianto e rabbia e si fa pressante. I riff delle chitarre sono
essenziali, e vestono la canzone dilungandosi in solo articolati .
Il brano si impenna e si quieta in continuazione, seguendo le emozioni di un uomo ferito e davvero, davvero
imbufalito.
“Dimentichiamoci questa città” ha un inizio vorticoso, energizzante, un rock che riecheggia sonorità e riff
che sono classici del genere . Le chitarre sono sporche , prorompenti, una corsa sulla strada con il vento in
faccia e la libertà nel cuore. Il tema è la fuga dai problemi e dai casini, e la band riesce a rendere
pienamente questa voglia di scappare via lontano.
“Incredibile romantica” regala un momento intimo, delicato e tenero . Il testo è pieno di sensibile dolcezza,
anche se le chitarre non rinunciano a mordere controbilanciando le parole commoventi che Vasco rivolge
ad una lei “romantica, un po’ patetica, certo unica”. Un romanticismo rude eppure attento ai sentimenti più
profondi dell’altro sesso, come il cantautore modenese ha dato più volte prova di saper fare
“Valium” è un brano allucinato, sospeso, ipnotico, storto, un rock and roll che racconta disordini mentali e
le visioni di chi ama usare quelle goccine per dormire , per spegnersi . La frase finale coglie di sorpresa,
essenziale e crudele.