Songs From A Room
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1. Bird on the Wire 3:26
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2. Story of Isaac 3:37
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3. A Bunch of Lonesome Heroes 3:15
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4. The Partisan 3:26
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5. Seems So Long Ago, Nancy 3:40
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6. The Old Revolution 4:47
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7. The Butcher 3:19
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8. You Know Who I Am 3:29
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9. Lady Midnight 2:59
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10. Tonight Will Be Fine 3:50
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11. Like a Bird (Bird on the Wire) 3:20
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12. Nothing to One (You Know Who I Am) 2:18
“Like a bird on the wire/Like a drunk in a midnight choir/I have tried in my way to be free”: i versi iniziali di “Songs from a room” sono non solo i più intensi e rappresentativi della discografia di Leonard Cohen, ma tra i più belli i mai scritti negli ultimi 50 anni, e non solo nella musica popolare.
Esagerato? Forse. O più probabilmente no: la figura di Leonard Cohen è davvero una delle più grandi della cultura degli ultimi decenni. Travalica gli steccati tra musica, letteratura e poesia ed è una delle poche non classificabili come semplicemente “cantautore” (o come “poeta” o “scrittore”).
“Songs from a room” è il suo secondo album: esce nel ’69, dopo un debutto tardivo nella musica, avvenuto a fine ’67, quando Cohen ha già 33 anni, e ha già alle spalle una carriera sulla pagina scritta, con diversi libri pubblicati, senza avere però mai smesso di suonare.
Venne messo sotto contratto portato in studio da dal produttore John Hammond, che aveva sentito la sua “Suzanne” incisa da Judy Collins. “The songs of Leonard Cohen” ottiene grande attenzione dalla critica: Il New York Times, per esempio, dirà che Cohen sta “tra Schopenhauer e Bob Dylan, due altri grandi esponenti poetici del pessimismo”.
Nel maggio del ’68 torna in studio in California, con David Crosby alla produzione. Ma le sessioni non hanno buon fine e il lavoro ricomincia con Bob Johnston, produttore in-house della Columbia, che ha in curriculum i nomi a cui viene spesso paragonato Cohen: Bob Dylan, Simon & Garfunkel e Johnny Cash. Cohen, ispirato dalla musica country si trasferisce a Nashville, va a vivere in una fattoria a 50 chilometri dalla città e lì incide i primi demo.
L’approccio è completamente diverso dal primo disco. Cohen racconterà nel 2001: “E’ un disco austero. Molto miei amici puristi mi avevano accusato di avere prodotto troppo il primo disco, di averlo reso troppo pomposo, così entrai in studio con l’idea di incidere un album semplice”.
Il risultato è un disco inciso con pochi musicisti: Ron Cornelius alla chitarra, Charlie Daniels al basso, Elkin “Bubba” Fowler al banjo e chitarre e Johnston alle tastiere. Musicalmente c’è poco altro, come gli archi su “Bird on a wire” o il coro – inciso in Francia su “The Partisan”: la canzone è la versione di Cohen di “La Complainte du Partisan”, canzone della resistenza (tradotta in italiano come “Il partigiano” anche da Bruno Lauzi”.
Proprio “Bird on a wire”, che Cohen usava spesso per aprire i suoi concerti, è ritenuta dal cantante la sua composizione più importante: “C’è quel verso dove giuro in questa canzone che cercherò di riparte ad ogni torto che ho fatto. E un giuramento che rinnovo sempre”, dirà nel ‘73.
La semplicità del disco è rimarcata dalla copertina, uno scarno e sfuocato ritratto in bianco e nero. Il disco si comportò bene (arrivò al secondo posto in Inghilterra, anche se il singolo “The old revolution” non arrivò in classifica), ma il tentativo di Cohen al tempo non venne capito da tutti: “Beh, sembra che al secondo giro anche questa volta Leonard Cohen non porterà la gente a ballare nelle strade: non ci vuole molto a capire che Cohen non sa cantare, punto. Eppure è un disco che cresce ad ogni ascolto”, scrisse al tempo Rolling Stone.
La rivista avrebbe continuato la sua campagna anche sul disco successivo, che avrebbe visto Cohen tornare ad arrangiamenti più strutturati (“questo disco riporta indietro tutta la spazzatura del primo album: fiati e archi a buon mercato, come se fosse uno stile. Riconoscibile, certo, ma non è uno stile”).
Ma al di là di questa clamorosa svista, decenni dopo “Songs from a room” rimane un album classico nella discografia di Cohen, non solo per “Bird on a wire” ma per un repertorio di canzoni che lo stesso cantautore non ha mai abbandonato dal “Live songs” del 1973 agli ultimi tour.