Songs In A Minor
“Songs in A Minor” pubblicato nel 2001, è il biglietto con il quale Alicia Keys fa il suo strepitoso ingresso nelle classifiche mondiali. Polistrumentista, grande conoscitrice di musica (dalla classica all’hip hop, dal soul al rock), questa ragazza non ancora ventenne è autrice di tutte le canzoni del disco.
Alcuni brani dell’album li scrive quando è ancora sui banchi di scuola.
Dopo alcune vicissitudini professionali che dimostrano soltanto quanto l’artista sia conscia dei propri mezzi e delle proprie capacità , di cosa voglia comunicare e di non voler scadere nelle facilonerie dettate dal mercato discografico, Alicia Keys realizza il disco seguendo le sue ispirazioni più viscerali, seguendo l’istinto.
Risultato, 12 milioni di copie vendute, 5 Grammy Awards ed infiniti riconoscimenti dalla critica .
La Keys ci trasporta fino alle radici della black music, al soul , al Rythm&Blues, al gospel, al jazz.
Predilige linee armoniche raffinate, eppure passionali, che colpiscono in profondità .
Le sue ispirazioni arrivano da Etta James, Gladis Knight, ma anche James Brown, Erikah Badu.
La cantautrice di Hell’s Kitchen, problematico quartiere newyorkese, usa la sua tecnica vocale con grande maestria. Seguendo la migliore tradizione blues, non cede mai a sensazionalismi o a virtuosismi leziosi, potente e contenuta al tempo stesso.
Spesso il pianoforte introduce il resto dell’arrangiamento, caldo, elegante, minimale , solo basso, batteria, archi pizzicati seguono in punta di piedi, lasciando ad Alicia ed ai cori la parte del leone. I pezzi trasmettono sensualità in ogni nota, , nonostante la perfetta costruzione e l’uso di elettronica, di samples e di tecniche di registrazione modernissime, non perdono nulla della propria istintività .
I testi raccontano gli alti e bassi della passione amorosa (“continuo ad innamorarmi e disamorarmi di te, non ho mai amato così”). E’ tutto vero, e si sente. Il singolo “Fallin’” vende 6 milioni di copie , è primo in classifica per 6 settimane negli Usa, vince il Grammy Award come canzone dell’anno 2002.
La intro “Piano &I” con la sua citazione di Tchaikovsky, è un omaggio alla classica, così come a liberare i generi in cui spesso stagnano le produzioni del momento.
All’andamento reggae di “Mr Man” si alterna la morbidezza sinuosa r’nb della splendida “A woman’s worth”, le armonie jazz, sofisticate, preziose, lasciano il passo all’hip hop levigato di “Girlfriend”, prodotto con il rapper Jermaine Dupri, che usa campionamenti da “Brooklin Zoo”, un classico del rap degli anni ’90 degli ODB .
E se “Jane Doe” è in realtà l’unica canzone in A minor ( per noi La minore), Alicia Keys rende omaggio , tra gli altri ispiratori, alla geniale musa Prince con la sua rivisitazione di “How come U didn’t call me”.
Un album sorprendentemente maturo per una ragazzina che avrà modo di confermare i suoi molti talenti negli anni e nei dischi a venire, una ventata di freschezza e di classe, coraggio, bravura stellare che ha posto Alicia Keys tra le dee contemporanee della black Music .