Songs Of Leonard Cohen
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1. Suzanne 3:47
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2. Master Song 5:54
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3. Winter Lady 2:14
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4. The Stranger Song 4:59
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5. Sisters of Mercy 3:33
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6. So Long, Marianne 5:37
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7. Hey, That’s No Way to Say Goodbye 2:54
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8. Stories of the Street 4:34
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9. Teachers 2:59
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10. One of Us Cannot Be Wrong 4:26
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11. Store Room 5:02
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12. Blessed Is the Memory 3:04
Seguendo i suoi insegnamenti, parleremo di
“Songs of Leonard Cohen”
senza sprecare parole inutili, cercando di
rendere l’idea della profonda bellezza di questa opera – opera prima – del cantautore canadese pubblicata nel 1967.
Un disco uscito in sordina che non ha mai smesso di conquistare pubblico, di generazione in generazione, e che è
diventato un classico della musica folk cantautoriale e della poesia.
“Suzanne” , che apre l’album, è una ballata. Questa song, come tutte quelle che compongono quest’opera, ha una
struttura scarna, pochi strumenti, la voce è quieta, gentile, il tono composto. Le parole mostrano mondi e immagini di
una profondità e bellezza stupefacenti. “Suzanne”, dedicata ad una donna reale, un’amica, Suzanne Verdal, moglie dello
scultore Vallaincourt, è anche un’occasione per parlare della donna come immagine salvifica, ideale. Forse una pazza,
una vagabonda, ma colei che ti capirà, ti salverà. Cohen usa riferimenti biblici per spiegare le sue sensazioni,e questa
scelta caratterizza la sua produzione, e la voce si muove tra la chitarra classica, cori delicati femminili e scarni violini.
In “Master song” predominano i fiati, e Cohen usa il dualismo, il binomio e il contrasto Schiavo/Padrone per raccontare
il mistero dell’amore e della vita. Buio e luce spiegati con un linguaggio visionario, onirico, religioso, crudele, intimistico,
mentre in “Winter lady ” il flauto accompagna il delicato andamento della chitarra : Winter lady è una sconosciuta
viaggiatrice che racchiude in sé il mistero del dolore, della vita, dell’amore, della lontananza e del ricordo.
Un velocissimo arpeggio di chitarra classica (che ispirerà De Andrè) e che sarà cifra stilistica di Cohen accompagna “The
stranger “. Ancora riferimenti biblici sul filo che sostiene il rapporto tra uomo e donna, eterno, profondo, infinitamente
debole, nella vita vista come viaggio.
Una gradevolissima, delicata, intimistica “Sister of mercy” per raccontare delle prostitute. Sospese a metà tra cielo e
terra, esse sono portatrici di calma, leniscono il dolore, ascoltano e con i loro corpi ed i loro silenzi curano le ferite
dell’anima.
Più sostenuta nel ritmo “So long, Marianne”, in cui chitarre violini e percussioni suonano questa serenata d’addio che
ha un testo bellissimo . Ancora religione, e amore sensuale, e solitudine per un addio per ricominciare e mai
dimenticare.
Uno scarno accompagnamento di vago sapore Country per la ballad “Hey, that’s no way to say goodbye”. Immagini
solari ed intima poesia in musica per raccontare l’amore, il distacco inevitabile perchè la vita va via, come il mare che
non si ferma. Piccoli contrappunti vocali femminili come coro di angeli accompagnano la voce diCohen.
“Stories of the street” presenta alle nostre orecchie immagini dure , essenziali, drammatiche. Stile asciutto scarno
anche per “Teachers”, che volando sulle velocissime note della chitarra classica parla di umanità confusa, smarrita, di
libertà, solitudine e morte.
Le note si rilassano nell’onirico “One of us cannot be wrong”.Parole bellissime, delicate di peccato e redenzione, di
perdita e solitudine.
Cohen confeziona e regala a tutti noi un’opera intima che scava in ognuno di noi e ci accomuna in un’emozione che è
quella della consapevolezza di vivere, amare, cadere, perdere restando uomini , “Meravigliosi perdenti”.