Surrealistic Pillow
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1. She Has Funny Cars 3:08
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2. Somebody to Love 2:54
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3. My Best Friend 2:59
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4. Today 2:57
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5. Comin’ Back To Me 5:15
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6. 3/5 of a Mile in 10 Seconds 3:40
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7. D. C. B. A.-25 2:35
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8. How Do You Feel 3:28
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9. Embryonic Journey 1:52
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10. White Rabbit 2:30
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11. Plastic Fantastic Lover 2:33
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12. In The Morning 6:20
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13. J. P. P. Mc Step B. Blues 2:36
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14. Go To Her 4:01
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15. Come Back Baby 2:55
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16. Somebody To Love 2:58
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17. White Rabbit 5:20
Pochi dischi rappresentano compiutamente un’epoca, un luogo, un movimento. “Surrealistic pillow” dei Jefferson Airplane è uno di questi. Uscito nel 1967, è il simbolo della stagione della psichedelia americana, del flower power, dell’estate dell’amore consumatasi a San Francisco. In copertina sei capelloni posano reggendo strumenti che fanno pensare a un ensemble folk più che a un gruppo rock psichedelico. Dentro, la band californiana indica la strada per trasformare il rock-blues e il folk-rock in una musica visionaria e onirica, senza mai uscire dal solco della canzone pop. “Surrealistic pillow” svela al mondo l’esistenza di una controcultura potente sulla costa occidentale degli Stati Uniti. La San Francisco dei Jefferson Airplane è una specie d’isola felice, la Mecca degli hippie o, come la definì una volta il chitarrista Paul Kantner, “49 miglia quadrate circondate dalla realtà”.
Secondo album della band, “Surrealistic pillow” viene inciso nell’arco di due sole settimane usando un registratore a 4 piste, per un costo complessivo di circa 8.000 dollari. La nuova cantante Grace Slick, proveniente dai Great Society, sostituisce Signe Toly Anderson e s’impone quale una voce imperiosa degli ideali utopici di quegli anni e sex symbol in un periodo in cui le donne rock muovono i primi passi. Ispirandosi al “Bolero” di Ravel e a “Sketches of Spain” di Miles Davis e Gil Evans, Slick scrive “White rabbit” mettendo assieme l’immaginario di “Alice nel paese delle meraviglie” e riferimenti alle droghe. Il Bianconiglio del titolo è un personaggio del libro di Lewis Carroll, ma anche il nomignolo di Owsley Stanley, fonico dei Grateful Dead e gran distillatore di LSD. Il grido potente di Slick, “Feed your head!”, diventa il simbolo di un’epoca. L’altro pezzo forte dell’album è “Somebody to love”. Scritto dal fratellastro della cantante Darby Slick e già pubblicato su 45 giri dai Great Society senza grande successo, è un inno all’amore in un periodo di grande sperimentazione sessuale. “Altro che Estate dell’amore”, commenterà Kantner, “avrebbero dovuto chiamarla L’età dell’oro della scopata”.
La band non si fida completamente del produttore Rick Jarrard voluto dalla RCA e chiama nel ruolo di consulente artistico l’amico Jerry Garcia dei Grateful Dead, l’altra formazione chiave della Summer of Love. Esistono varie versioni circa il suo contributo. Ha sicuramente suonato la chitarra, non accreditato, su alcune canzoni e ne ha arrangiate altre, nei crediti viene indicato come “musical and spiritual adviser” e a quanto pare si deve a lui il titolo dell’opera. In ogni caso, viene fatto uno sforzo per asciugare i brani: al contrario di altre band del periodo inclini alle jam, su disco gli Airplane si misurano con canzoni di tre, quattro minuti di durata, con l’unica eccezione dei cinque minuti e mezzo di “Comin’ back to me” che il chitarrista Marty Balin scrive al Tropicana Motel di Los Angeles dove i musicisti alloggiano durante le session e dove, una sera, si imbattono in Jim Morrison dei Doors completamente nudo che ulula alla luna imitando un cane.
Gli Airplane sono avvezzi a certe bizzarrie. È la stagione delle droghe usate per allargare la coscienza e “D.C.B.A.-25” di Kantner prende nome da un tipo di LSD, la 25, e dagli accordi usati nel brano, mentre il piccolo capolavoro “Comin’ back to me” viene scritto sotto l’effetto della marijuana fornita da Paul Butterfield. Fa pensare a un trip anche il titolo “Embryonic journey”, breve strumentale in stile fingerpicking che Kaukonen conserva dal 1962, la sua prima composizione in assoluto. Curiosamente, Balin scrive “Today” cercando inutilmente di farla avere a Tony Bennett.
L’album viene pubblicato nel febbraio 1967. In aprile esce il 45 giri “Somebody to love”, va al quinto posto in classifica, diventa l’inno dell’Estate dell’amore e spinge il 33 giri fino alla terza posizione e a vendere un milione e mezzo di copie, un fatto notevole per una band cresciuta nell’ambiente controculturale di Haight-Ashbury. Per molti “Surrealistic pillow” è il capolavoro dei Jefferson Airplane: in perfetto equilibrio fra tradizione e sperimentazione, fotografia di un momento storico irripetibile. La sua potenza sarà amplificata nelle esecuzioni dal vivo. “Il palco è il nostro letto”, dirà Balin, “e il pubblico è la nostra ragazza. Noi non intratteniamo. Noi facciamo l’amore”.