The Diary Of Alicia Keys
Alicia Keys fa il suo strepitoso ingresso nelle classifiche mondiali nel 2001, con l’album “Songs in A minor”, che la lancia immediatamente ai vertici delle classifiche mondiali.
Polistrumentista, grande conoscitrice di musica, questa ragazza poco più che ventenne scrive e produce tutte le canzoni del disco, trasportandoci fino alle radici della black music, al soul , al Rythm&Blues, al gospel, al jazz. Predilige linee armoniche raffinate, eppure passionali, che colpiscono in profondità .
Le sue ispirazioni arrivano da Etta James, Gladis Knight, ma anche James Brown, Erikah Badu, e nel 2004 ecco il secondo album, ricco di ben 15 tracce,
“The diary of Alicia Keys”, che mantiene le promesse fatte nel primo disco e conferma il talento e l’inventiva, la stoffa di interprete ed autrice della giovane newyorkese.
La ragazza di Manhattan che ha interrotto l’università per dedicarsi alla musica miete successi infiniti. L’album vende 8 milioni di copie e vince 4 Grammy, tra cui Miglior album R&B.
Primo singolo tratto dall’album, “ You don’t know my name” è scritto dalla Keys e da Kanye West ed associa il new soul ad un certo gusto Motown .Un bel brano che si guadagna il Grammy come miglior Canzone R&B nel 2003 e che scivola, sensuale e morbido tra archi e cori , e la preziosissima voce della cantante newyorkese veste e conduce la canzone con una capacità ben più matura dei suoi 23 anni. Il finale degli archi è da non perdere.
Esiste inoltre una versione remix del brano con il featuring di Usher, ed una “spanish version” con Arturo Sandoval, raffinato jazzista cubano .
Una bellissima intro al pianoforte introduce l’orchestrazione calda di “If I ain’t got you”, traccia interessante ed emozionale che mescola lo stile vintage ed il nuovo soul. “Se non ho te non ho nulla. Non contano tutte le fortune del mondo, io voglio solo e soltanto te”, racconta la Keys, che lascia stupefatti all’ascolto per l’eleganza contenuta e al tempo stesso per la grande capacità tecnica, per l’estensione vocale, per la texture piena, morbida e passionale.” If I ain’t got you” ha un successo strepitoso, rimane per più di un anno nelle classifiche statunitensi e guadagna il Grammy Award come Canzone dell’anno.
“Heartburn”, realizzata dal mago visionario Timbaland fonde fiati travolgenti alle chitarre in un’atmosfera soul funk anni ’70, in “Wake up” la Keys prende posizione contro la guerra, “ridatemi l’uomo che avete portato via” canta una donna lasciata sola dal suo uomo, arruolato nell’esercito e scaraventato in qualche orrore nel mondo.
“Karma”, è un brano R&B essenziale, moderno, caratterizzato dal solo del violino che accompagna tutto il brano. Scritta da Alicia Keys e da Kerry Brothers che cura la produzione e la programmazione digitale, la canzone – ed in generale tutte le canzoni dell’album – nasconde sotto la voce seducente della Keys una complessità nella costruzione musicale mirabile. La voce si eleva, si poggia sui synth, gioca con le ritmiche mentre invita a non giocare, invece, con i sentimenti, perchè ciò che si fa poi torna indietro. E’ questo il Karma, ben positivo per la Keys, che la porterá poi a nuove Evoluzioni, e ad altri album sorprendenti, di cui, scrive la critica statunitense, resterá traccia indelebile negli annali della black Music .