The Score
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1. Red Intro 1:51
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2. How Many Mics 4:13
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3. Ready or Not 3:47
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4. Zealots 4:20
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5. The Beast 5:37
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6. FU-GEE-LA 4:17
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7. Family Business 5:43
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8. Killing Me Softly with His Song 4:50
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9. The Score 4:08
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10. The Mask 4:50
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11. Cowboys 5:23
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12. No Woman, No Cry 4:19
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13. Manifest/Outro 5:59
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14. Fu-Gee-La 4:22
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15. Fu-Gee-La 5:27
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16. Mista Mista 2:42
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17. Fu-Gee-La 4:20
Nel 1996 la scena hip hop americana viene travolta dall’album “The Score” dei The Fugees, ovvero un trio rap r&b formato da Lauryn Hill, Wyclef Jean e Prakazrel “Pras” Michel.
Cresciuti insieme, i tre rapper, autori e musicisti del New Jersey sono alla seconda pubblicazione. L’album precedente, “Blunted in reality”, è stata una buona prova, ma con “The Score” I Fugees fanno definitivamente centro.
Il successo mondiale assoluto del disco riesce a sdoganare l’hip hop della metà anni ’90, chiuso nella rabbia fatalista e nella disperazione violenta e senza sbocco che il “gangsta style” aveva impresso alle rime del rap hard core .
Con “The Score” il trio porta nuovo respiro alle tematiche e ai suoni fino ad allora imperanti nel genere. Da discorso di nicchia, seppure ampia, a mainstream.
Le tracce sono numerose, 17 canzoni – compresi 3 remix del singolo “Fu-gee- la”, in cui i diversi stili, nelle rime, nel ritmo, nell’atteggiamento mentale , si fondono alla perfezione, dando vita a performance nuove, stimolanti, ricche di fermenti e di tensioni del tutto inusitati.
Il disco è un fuoco d’artificio di rap incrociati – la grinta, le rime convulse , il sorriso obliquo e la classe sinuosa di Lauryn Hill, il tono profondo, minaccioso di Pras, lo stile a tratti divertito di Wyclef Jean – e di stili musicali che valicano i confini con naturalezza , rendendo questa opera eclettica ed omogenea al contempo. Le ritmiche tipicamente hip hop si fondono al soul più vintage, la sofisticata sensualità dell’r&b si sposa a venature jazz e a richiami caraibici o alla tradizione gospel.
Samples, campionamenti eccellenti, autocitazioni , cover che sono riletture di grande pregio sono contenute in ognuna delle tracce.
“Red Intro”, che apre le danze, è realizzata sulla base di “How many mics”, che segue subito dopo,
mentre il singolo “Ready or not” si avvale di campionamenti presi da “Boadicea” di Enya e della bella esecuzione vocale di Lauryn Hill , che oltre ad essere una MC di grande qualità è una interprete formidabile. Voce suadente, eppure capace di passare da “Nina Simone ad Al Capone” in un istante, morbida, dura quando serve.
“Zealots”che poggia sul campionamento di un classico degli anni ’30 , la romantica “I only have eyes for you”ha però un testo a contrasto, che racconta la vita nel ghetto e le sue miserie,alleggerito da un tono di rabbiosa speranza.
“The beast” denuncia gli insulti e le ingiustizie inflitte ai neri dalla polizia. Samples , scratches , ed un inciso che sembra una filastrocca che irride la corruzione e la vigliaccheria di chi è da sempre un nemico.
“Fu- Gee- La” è una bellissima canzone prodotta da Salaam Remi , che lavorerà più tardi con Amy Winehouse, mentre “Family Business” poggia su un arpeggio di chitarra classica, malinconico e pensoso e su una ritmica hip hop tipicamente anni ‘90, e racconta di radici familiari perse per sempre, causa la distanza dalla terra di origine, la durezza della vita di tutti i giorni.
“Killing me softly with his song” è la rielaborazione del celeberrimo brano che Roberta Flack portò al successo negli anni ’70. The Fugees realizzano una cover all’altezza del brano originale, utilizzando samples ritmici presi dai “Tribe Called Quest”, e caratterizzando la canzone con un mini riff geniale, eseguito da un sitar campionato. Al resto è affidata la magistrale performance di Lauryn Hill, l’arrangiamento delle voci di contorno, l’atmosfera morbida, pensosa sofisticata , e l’assoluta bellezza della composizione.
Si continua con “The score” e “The Mask”, in un susseguirsi di rap che si alternano, bellissimi campionamenti inseriti ad arte, e liriche che denunciano storie di ghetto , di povertà, che esprimono rabbia contro il sistema, usando però nuovi linguaggi, una nuova aria che sa di fresco, di reazione positiva, di movimento verso il mondo esterno. Così anche “Cowboys” svela che dietro l’atteggiamento violento e ottuso di moltissimi neri rinchiusi in mondi piccoli e senza uscita,si nasconde spesso la paura e la fragilità. Il linguaggio è scarno, asciutto, diretto e aspro, così come la base su cui poggiano le rime: oscura, cupa.
Ancora una prova magistrale di rilettura di un brano storico . Questa volta tocca a “No woman no cry”, un classico del profeta della libertà, Bob Marley, forse scelta non a caso.
Belllissimo campionamento di batteria, basso e un riff di chitarra acustica che addolcisce e riscalda l’atmosfera r&b , portando al brano un certo sapore di dolcezza emotiva.
Storia presente, cronache urbane, immagini bibliche, attrici del passato, racconti di disagio e di violenze, di povertà assoluta, ipocrisia della classe politica, immagini di umanità che si difende e si perde si snodano nelle rime dei Fugees, che chiudono il disco con “”Manifesto” e “Mista Mista”, affidata a Wyclef Jean e ad una bellissima linea di chitarra soffusa di malinconia , commovente ed intimista.
Rifugiati, si, (Fugees è il nome che si da’ agli emigrati haitiani, e Wyclef Jean è di origini haitiane), ma rifugiati attivi, che trasformano la rabbia , il caos, la paura e la violenza imperanti nei ghetti in forza, lotta, orgoglio, che hanno usato tematiche sociali spogliandole dalla rabbia nichilista che era diventata oramai di maniera per rivestirle di una energia tonificante, di una consistenza straordinaria, riuscendo inoltre a permeare il discorso testuale di musiche raffinate e di grande bellezza.
“The Score” è considerato uno dei più begli album hip hop di tutti i tempi, peccato che è anche l’ultimo del trio statunitense, che si sciolse lasciando liberi i tre protagonisti di percorrere la strada prescelta.