The Wild, The Innocent And The E Street Shuffle
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1. The E Street Shuffle 4:26
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2. 4th of July, Asbury Park (Sandy) 5:35
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3. Kitty’s Back 7:07
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4. Wild Billy’s Circus Story 4:43
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5. Incident on 57th Street 7:45
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6. Rosalita (Come Out Tonight) 7:02
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7. New York City Serenade 9:56
Da riscoprire: la storia di “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle” di Bruce Springsteen
“The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle” è l’album in cui Bruce Springsteen diventa Bruce Springsteen. Il folksinger venduto al mondo come un nuovo Dylan utilizza la fisicità del rock che già sperimenta sui palchi per caricare la musica di pathos e scrollarsi di dosso l’etichetta di cantautore. È un disco romantico, in cui si alternano quadretti musicali coloriti e ballate intense. Un po’ cantautore e un po’ attore, un po’ narratore sincero e un po’ sbruffone, Springsteen riempie l’album di personaggi che frequenta nel New Jersey, per poi alterane i caratteri romantizzandone le esistenze.
Chiuso il tour come opening act dei Chicago, nel giugno 1973 Springsteen e la sua band si mettono al lavoro sul secondo album dopo “Greetings from Asbury Park, N.J.”, registrando la gran quantità di canzoni che hanno a disposizione, molte più di quelle che saranno pubblicate. “Nel secondo album” spiegherà il cantante “ho cominciato lentamente a scoprire chi sono in realtà, e ciò che voglio fare. È stato un po’ come uscire dall’ombra di varie influenze e cercare di essere me stesso”. Per la prima volta, comincia a pensare all’album non come una raccolta di canzoni, ma come un’opera coerente. Pur non essendo un concept, “The Wild, the Innocent & the E Street shuffle” racconta le vicende di una galleria di personaggi affinati in un processo che il sassofonista Clarence Clemons descrive così: “Erano storie senza fine, perché Bruce le sviluppava di continuo senza mai smettere, e fra l’altro erano pure bellissime, cazzo. Qua e là ci ficcava qualche elemento più introspettivo o qualche sfumatura che rendeva quei personaggi davvero credibili”.
Le session di registrazione vengono interrotte per gli impegni concertistici e riprendono in agosto. In quel periodo il tastierista David Sancious si unisce al gruppo – è lui a suggerire il nome E Street Band – e finisce per contribuire in modo fondamentale alla buona riuscita delle registrazioni. La band diventa una famiglia e questo senso di comunità emerge nel pezzo che apre l’album “The E Street shuffle”, una galleria di personaggi per metà veri e per metà inventati. Influenzata da soul e rhythm & blues, la canzone è ispirata a “Monkey time” di Major Lance, mentre nel testo Bruce mira a “descrivere un quartiere, uno stile di vita, e inventare un ballo che non avesse dei passi esatti. Che altro non è che il ballo che chiunque fa ogni giorno e ogni notte per tirare avanti”.
Uno dei personaggi più celebri del disco è quello di Rosie, la protagonista di “Rosalita (Come out tonight)”, che con i suoi sette minuti di durata è uno dei primi tour de force della E Street Band e diventerà uno dei momenti più attesi dei concerti, una sorta di autobiografia in musica nella quale s’intravedono i temi che renderanno grandi “Born to run” e “Thunder Road”, solo sviluppati in modo meno drammatico e con più senso dell’umorismo. Diverrà celebre fra gli springsteeniani anche la protagonista di “4th of July, Asbury Park (Sandy)”, una ballata d’amore che ridefinisce il romanticismo da strada e contribuisce in modo determinante alla nascita di una visione idealizzata del Jersey Shore. Springsteen la scrive in un appartamento ricavato da un garage che condivide con la fidanzata e la concepisce come “un addio alla mia città adottiva e alla vita che avevo vissuto là prima di iniziare a incidere dischi. La figura di Sandy racchiudeva in sé alcune delle ragazze che avevo conosciuto lungo la costa. Utilizzai la metafora della lenta morte della città per rappresentare la fine di una storia d’amore estiva e i cambiamenti che stavo sperimentando nella mia stessa vita”.
Se in “Kitty’s back” c’è un’idea di musica dal carattere narrativo che Springsteen svilupperà nel disco successivo, “Wild Billy’s circus story” mostra il lato cantautorale del musicista, con l’aggiunta di un buffo arrangiamento per tuba, per raccontare della vita di un circo come quelli che vedeva passare quando abitava a Freehold. Ma nel disco non c’è solo il Jersey. “New York City serenade” e “Incident on 57th street”, che occupano la seconda facciata inframmezzate dall’esuberante “Rosalita”, lanciano lo sguardo verso New York, la terra promessa per chi vive nel New Jersey, mostrando il lato disperatamente romantico del rocker. In “Incident”, in particolare, Springsteen crea una scena alla Romeo e Giulietta, ritagliandosi il ruolo di narratore. “Affrontai un tema che avrei ripreso spesso anche in seguito: la ricerca di redenzione. Nei successivi vent’anni avrei lavorato su questo argomento come forse solo un buon ragazzo cattolico avrebbe potuto fare”.
L’album esce nel novembre 1973, ma non riceve l’attenzione che merita: non è un disco radiofonico, non strizza l’occhio a un segmento di pubblico, la CBS non ci investe grandi risorse dopo essere rimasta scottata dalla resa modesta del disco d’esordio. Eppure resta un’opera fondamentale nel percorso di Springsteen, che mette alle spalle le incertezze e costruisce la propria mitologia. “Al tempo di ‘The Wild, the Innocent’ non avevo ancora avuto successo, quindi non avevo particolari preoccupazioni su dove stessi andando”, dirà. “Stavo salendo, speravo, o almeno stavo uscendo”.