Transformer
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1. Vicious 2:55
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2. Andy’s Chest 3:17
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3. Perfect Day 3:45
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4. Hangin’ ‘Round 3:32
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5. Walk On the Wild Side 4:13
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6. Make Up 2:56
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7. Satellite of Love 3:39
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8. Wagon Wheel 3:19
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9. New York Telephone Conversation 1:32
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10. I’m So Free 3:08
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11. Goodnight Ladies 4:20
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12. Hangin’ ‘Round 4:05
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13. Perfect Day / Transformer Radio Spot 4:51
Ogni album possiede una propria storia, una storia più o meno articolata, più o meno affascinante o coinvolgente, a volte sorprendente oppure confusa, ambigua o difficilmente ricostruibile:
per definire la storia di “Transformer” di Lou Reed si potrebbero tranquillamente usare due termini, tortuosa e multiforme
che perfettamente descrivono il percorso creativo che ha definito l’album e le infinite implicazioni che questo contiene sia musicalmente che contenutisticamente. Dopo aver chiuso nel 1970 la sua esperienza con i Velvet Underground, Lou Reed si concentrò su una carriera solista tutta ancora da immaginare ed inventare, il primo sostegno ed appoggio per un tentativo di riposizionarsi come musicista, gli venne da Richard Robinson, fumoso personaggio che assieme alla moglie Lisa gravitava nel mondo della musica, il un notevole grado di credibilità di cui godeva derivava probabilmente dall’attività giornalistica della signora Lisa, importante firma di testate come Creem, New York Post, NME. Il primo progetto autonomo di Reed vede Richard Robinson nel ruolo di produttore, ma è proprio lo scarso valore del risultato finale e l’insoddisfazione dello stesso Reed a convincere i dirigenti della RCA ad accogliere l’inaspettata offerta di David Bowie di curare, seguire e produrre quello che sarà il secondo capitolo della carriera solista del cantante newyorkese. Bowie convincerà Lou Reed a trasferirsi momentaneamente a Londra per fargli assaporare quella scena allora dominata dal glamour rock, da gente come Gary Glitter, Marc Bolan ed dai suoi T.Rex oppure da gruppi come Sweet, Slade e perché no, anche Roxy Music; naturalmente il modello originario e di riferimento per quei musicisti rimaneva David Bowie. A giudicare dal suo successivo percorso artistico può oggi sembrare impossibile, eppure Lou Reed visse una sorta di osmosi con quella scena musicale tanto da incidere brani decisamente glamour, primo fra tutti ‘Vicious’ che apre il suo stellare, immortale, splendido “Transformer”. Sebbene la produzione fosse affidata a Bowie, il vero produttore musicale dell’album fu Mick Ronson collaboratore storico di Bowie, arrangiatore dei suoi brani nonché suo effervescente chitarrista. E’ proprio il sapore dell’intero progetto a rispecchiare l’idea musicale di Ronson e lo si avverte soprattutto nei brani più assimilabili ad una forma di glam rock. Mesi dopo la pubblicazione di “Transformer”, Lou Reed si lamentò non poco del fatto che soprattutto negli States il nuovo lavoro e l’indiscutibile sua caratura fossero subdolamente attribuiti all’apporto di Bowie e alle capacità di Mick Ronson come produttore di sala, arrangiatore, chitarrista, nonché pianista, perché in uno dei gioielli dell’album, ‘Perfect day’ è proprio Ronson a suonare il pianoforte. L’album si sviluppa su livelli e stili musicali diversi, se ‘Vicious’ è rock trascinante, ‘Perfect day’ è ballata lenta, avvolgente, sofisticata quanto elegante ed enigmatica. ‘Satellite of love’ rimanda, sebbene non troppo apertamente, ad un sapore cabarettistico più evidente e marcato in ‘Make up’ brano arricchito da un baso tuba esilarante. ‘Satellite of love’ era stata incisa, con un testo leggermente diverso, dai Velvet Underground nel 1970 per quell’album, “Loaded”, che segnò la fine della collaborazione di Reed con la band. Il pezzo non fu però inserito nell’album che conteneva due dei brani chiave scritti da Reed nel periodo Velvet: ‘Sweet Jane’ e ‘Rock & Roll’. Con ‘New York telephone conversation’ e ‘Goodnight ladies’ che chiude “Transformer” siamo in un mondo lontano dal rock, siamo al cospetto di una musica che cita la leggerezza, la spensieratezza tipica dell’avanspettacolo. Non potevano poi mancare canzoni rock come ‘Hangin’ round’, ‘Wagon wheel’ o ‘I’m so free’ nelle quali Reed sembra anticipare di alcuni anni la vivacità e lo spirito della scena new wave newyorkese quasi a voler annunciare Patti Smith, Blondie o i Television di “Adventure”. Quindi non siamo più nell’ambito di un discorso glam, siamo anzi all’interpretazione o visione e trasfigurazione di un glam elaborato negli States da personaggi come Iggy Pop di certo decisamente lontano dai luccichii e sfarfallii cari agli esponenti britannici. Inevitabilmente si arriva alla quinta traccia, al brano chiave dell’album: ‘Walk on the wild side’, pubblicato come 45 giri malgrado l’ostinata, incomprensibile contrarietà ed ostilità di Reed. Il pezzo ha avuto interpretazioni tra le più disparate sebbene la sessualità sia il tema certo. Travestiti, trasgender, sesso trasgressivo, omosessualità, tutto questo viene letto all’interno del testo che cita vari personaggi della Factory di Andy Warhol anche se, come spesso avviene nei testi della musica pop rock, l’interpretazione e focalizzazione della narrazione non possa essere mai certa ed univoca. ‘Walk on the wild side’ venne bandito da molte radio per i chiari riferimenti ad alcune pratiche sessuali. Questa censura non ostacolò però l’ascesa in classifica dell’album malgrado negli States “Transformer” venne boicottato dalla stampa musicale per una specifica volontà di Lisa Robinson che sfruttò la propria influenza sui colleghi critici, invitandoli a stroncare l’album. Evidentemente l’aver voltato le spalle al marito ed l’aver affidato la produzione del secondo album a David Bowie non era ancora stato digerito all’inteno della famiglia Robinson. A distanza di anni dalla pubblicazione l’album ha chiaramente perduto quell’aura provocatoria e scandalistica che lo aveva avvolto nel 1972, il discorso sul sesso ha nel frattempo trovato e raggiunto confini forse allora inimmaginabili o ritenuti addirittura irraggiungibili, anche sull’edizione in CD per il mercato italiano si è ricuperata la copertina originale sul retro della quale appariva la foto di un uomo in jeans con una decisa erezione (o più probabilmente con una banana inserita sotto i pantaloni a livello del pube). Nel 1972 sulla stampa dell’LP, la RCA italiana aveva invece fatto inserire e sovrapporre sulla foto del retrocopertina una sorta di nastro su cui era scritto: ‘prodotto da David Bowie e Mick Ronson’, questa scritta andava a coprire naturalmente la zona pubica in questione. All’interno dell’ampia discografia di Lou Reed, “Transformer” è ad oggi l’album più venduto, il suo lavoro più immediato e fruibile costellato com’è di veri gioielli musicali. La collaborazione con Bowie non verrà però rinnovata, i lavori successivi di Reed avranno un diverso sapore e lo stesso musicista si rapporterà alla musica con un atteggiamento diverso, più impegnato e ricercato; eppure il credito e plauso ottenuti con “Transformer” non si dissolveranno mai perché all’interno di questo album coabitano i brani che hanno reso intramontabile Lou Reed e che ancora oggi sono riconosciuti come i suoi veri capolavori: ‘Perfect day’, ‘Walk on the wild side’, ‘Satellite of love’, ‘Vicious’.