Untouchables
-
1. Here to Stay 4:32
-
2. Make Believe 4:36
-
3. Blame 3:50
-
4. Hollow Life 4:09
-
5. Bottled up Inside 4:00
-
6. Thoughtless 4:32
-
7. Hating 5:10
-
8. One More Time 4:39
-
9. Alone I Break 4:16
-
10. Embrace 4:26
-
11. Beat It Upright 4:15
-
12. Wake Up Hate 3:12
-
13. I’m Hiding 3:57
-
14. No One’s There 5:00
Uno dei gruppi più interessanti emersi negli anni ’90, per la forza innovatrice impressa alla scena “nu metal” statunitense dell’epoca.
Untouchables è il loro quinto album, il primo uscito nel nuovo millennio, dopo la fama ultra-consolidata che furono capaci di crearsi con i precedenti, nell’ultima decade del novecento e dopo una pausa durata tre anni per problemi occorsi al batterista.
La line-up è quella originale: Jonathan Davis alla voce, James “Munky” Shaffer e Brian “Head” Welch alle chitarre, Reginald “Fieldy” Arvizu al basso e David Silveira alla batteria.
L’album contiene 14 tracce ed è prodotto da Michael Beinhorn (Hole, Marilyn Manson, Soundgarden, Ozzy Osbourne) grazie al cui apporto, la band riesce ad espandere maggiormente le frequenze sonore più alte del loro suono con elementi elettronici e sinfonici, pur mantenendo il ronzio sonoro tipico delle loro chitarre a 7 corde impastate col basso slappato.
Le sessions di registrazione cominciarono nel 2001 e durarono quasi 2 anni, facendo esorbitare così i costi a livelli faraonici.
La band mostrò coraggio nel voler sperimentare nuovi suoni più “matrix” raccogliendo inoltre parecchie critiche positive dalla stampa specializzata, soprattutto per una ricerca più mirata alle linee melodiche dei brani.
L’album si apre con uno dei tre singoli estratti, ossia “Here To Stay” (vincitore di un Grammy Award) con le chitarre accordate di parecchi toni sotto e con un riff incalzante e monolitico.
Gli altri due singoli sono “Thoughtless”,(traccia 6) una canzone che parla di bullismo a scuola e “Alone I Break” (traccia 9), una power dark ballad con sia la voce che le 14 corde del tutto ripulite e addolcite e una batteria dal suono sintetico.
Degne di citazione sono anche “Make Believe” (traccia 2) brano dal sapore gotico e teatrale, “Hollow Life” (traccia 4) con reminiscenze alla Depeche Mode e l’intensa e maestosa “Hating” (traccia 7).
Nel complesso, un album dove la band raggiunge l’apice della sua maturità artistica a tutto tondo.