Vivid
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1. Cult of Personality 4:54
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2. I Want To Know 4:23
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3. Middle Man 3:48
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4. Desperate People 5:35
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5. Open Letter (To A Landlord) 5:31
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6. Funny Vibe 4:21
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7. Memories Can’t Wait 4:31
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8. Broken Hearts 4:48
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9. Glamour Boys 3:40
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10. What’s Your Favorite Color? 3:55
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11. Which Way To America 3:40
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12. Funny Vibe 3:45
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13. Should I Stay Or Should I Go 2:33
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14. What’s Your Favorite Color? (Theme Song) 5:39
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15. Middle Man 3:49
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16. Cult of Personality 4:54
Mick Jagger li vide suonare al CBGB di New York e grazie al suo aiuto, la band ottenne un contratto con la Epic nel 1987. L’anno dopo fu quello d’esordio per questo album esplosivo del gruppo “di colore” (in ogni accezione del sostantivo) più esilarante e convincente dai tempi degli Sly & The Family Stone a quella parte.
All’epoca, solo alcune bands possedevano il talento di saper iniettare diversi stili musicali nel loro suono di matrice rock (funk, punk, alternative, jazz, soul, rap e metal) e i Living Colour furono sicuramente una di queste.
A differenza di altri gruppi del medesimo genere e grazie al talento ragguardevole dell’ex-componente dei Defunkt, Vernon Reid (uno dei chitarristi più rispettati e versatili della scena underground newyorkese), alla vocalità potente e soul di Corey Glover, alla macchina poliritmica di William Calhoun (batteria, voce e percussione) ed a Muzz Skillings (basso e voce), i Living Colour esplosero letteralmente grazie al singolone “Cult Of Personality” (traccia che apre l’album con un intro estrapolato da un discorso di Malcolm X).
Il resto dell’album è incredibilmente sostanzioso; ne danno una convincente prova la maggioranza dei brani, a partire dalla rockeggiante ”Middle Man” (terza traccia che parla di Glover che pondera il suicidio), la funkeggiante e anti-razzista “Funny Vibe” (sesta traccia), dove appaiono anche Chuck D e Flavor Flav dei Public Enemy come ospiti, preceduta dalla toccante “Open Letter (To a Landlord),” la caraibica “Glamour Boys.” (traccia 9), nonchè la cover ispiratissima di “Memories Can’t Wait” dei Talking Heads (traccia 7), la zeppeliniana “Desperate People” (traccia 4) e la ballad “Broken Hearts” (traccia 8), dove Mick Jagger si cimenta con l’armonica come guest star.
Le tracce di questa versione sono 16, viste le 5 bonus tracks (2 versioni remixate e 2 versioni suonate dal vivo di brani di quest’album, più la splendida cover di “Should I Stay Or Should I Go” dei Clash).
La produzione dell’album è di Ed Stasium (Ramones, Motorhead, Talking Heads) e di Mick Jagger stesso, per un paio di brani (Glamour Boys – dove fa anche i cori – e
Which Way To America?).