Michael Jackson
Michael Jackson si è conquistato un titolo – quello di Re del Pop – che nessuno sembra in grado di portargli via. Con lui il tanto bistrattato pop è diventato una realtà in grado di cambiare la storia dei generi musicali, anche i più impensabili. E’ diventato un istinto irrefrenabile sapientemente coreografato e lanciato sul mondo per cambiarlo.
E se è importante ricordare che “Thriller” è l’album più venduto di tutti i tempi, è anche importante rammentare che quello di “Billie Jean” fu il primo video di black music ad essere trasmesso dalla bianchissima Mtv – perché quel suo protagonista era semplicemente irresistibile, e generava un potente fascio di luce ovunque calpestasse, sia letteralmente che figurativamente.
Com’è noto, Michael aveva mosso i primi passi nel gruppo di famiglia: nel 1969 era l’undicenne frontman dei Jackson 5. Fiore all’occhiello della Motown anni Settanta, il quintetto cambiò il volto
pop del decennio grazie a hit intramontabili come “I Want You Back,” “ ABC “o “Never Can Say Goodbye”. Ma fu in contemporanea con il passaggio alla Epic ed il cambio del nome in The Jacksons
che Micheal cominciò sempre più evidentemente a brillare di luce propria. “Destiny” fu pubblicato dai fratelli Jackson nel 1978: con le otto tracce dell’album (su tutte, vale la
pena di ricordare “Blame It on the Boogie”) Michael si segnalava a livello internazionale come un autore da tenere decisamente d’occhio. L’anno successivo, infatti, avrebbe pubblicato il suo album
di debutto da solista, genesi di un successo stellare che stava per cambiare il futuro del gruppo familiare. E del pop internazionale.
Sempre nel ’78 l’artista aveva recitato in “The Wiz”, musical che fornì le premesse per un incontro che si sarebbe presto rivelato storico: quello tra il giovane Michael con lo sguardo sempre più volto verso avventure soliste e l’esperienza del grande producer Quincy Jones. I due apprezzarono tanto la collaborazione in The Wiz da decidere di portare la loro complicità feconda al passo successivo.
“Off the Wall” fu pubblicato nel ’79 e, nonostante Jackson si fosse già cimentato in avventure “solitarie” senza i fratelli, è comunemente visto come sua prima vera prova da solista. La brillante
collaborazione con Jones, la presenza di penne d’eccezione (su tutti Paul McCartney, Stevie Wonder e Rod Temperton, presenti in vesti di autori) , le performance stellari del giovane artista, fanno di “ Off the Wall” un disco che si prende di prepotenza la coccarda della perfezione, grazie ad una produzione ineccepibile, fine ed intelligente, e ad una varietà di esplorazioni che sono ancora oggi un autentico piacere per le orecchie.
“ Off the Wall “ rese Michael il primo artista ad avere ben quattro singoli (provenienti da uno stesso album) nella top ten statunitense. Tra gli altri, troviamo evergreen come l’irresistibile “Don’t Stop ’Til You Get Enough” e “Rock with You”, smooth soul in grado di flirtare con suggestioni elettroniche pop.
Nello spazio di tre anni la complicità tra Jackson e Jones si affinò tanto da risultare nell’album più venduto di tutti i tempi. “Thriller” uscì nel 1982 e cambiò per sempre il volto della cultura popolare.
Per capire quanto, basta menzionarne i singoli, perle indimenticabili che fanno ormai parte della coscienza collettiva, come fenomeno di massa e come sensazione condivisa, che si tratti della
perfezione che ne distingue stesura e produzione o degli storici videoclip che li accompagnarono : “Wanna Be Startin’ Somethin’”, “The Girl Is Mine”, “Thriller”, “Beat It” “ Billie Jean”,”Human
Nature”, “P.Y.T. (Pretty Young Thing)”. Quasi non si riesce a credere che simili classici si susseguano, uno dietro l’altro, all’interno dello stesso disco.
L’album raccoglie gli spunti più eterogenei in una sequenza di canzoni pensate per accontentare proprio tutti i gusti: mette insieme ritmo e melodia, graffi e carezze, Eddie Van Halen e Paul
McCartney. Il successore di “Thriller” è un altro album dei record.
“Bad”, pubblicato nel 1987, raggiunse i trenta milioni di copie venduti grazie alla potenza di classici istantanei come “Bad”, “The Way You Make Me Feel,” “ Man in the Mirror,” “ I Just Can’t Stop
Loving You” , “Smooth Crimina”l. Come accadeva con il predecessore, la sequenza di tracce offre una panoramica formidabile sullo stato della musica del tempo (e parecchio anche dei successivi):
scariche di dance travolgente, pause di assoluta dolcezza, irresistibili attacchi rock. E’ l’ultimo album a poter contare sulla collaborazione con il genio di Quincy Jones, e la sua mano è avvertibile
ad ogni respiro: è in una ricerca quasi maniacale di perfezione creata in studio per essere goduta in giro per il mondo.
L’atteso nuovo capitolo della carriera di Michael Jackson si concretizzò nel 1991 con la pubblicazione dell’album “Dangerous”, prodotto insieme ad un team di navigati produttori. Su tutti spicca Teddy Riley, responsabile del respiro vivacemente giovane del disco. Fu infatti soprattutto merito suo se l’album – costellato di ospiti eccellenti – si dimostrò in grado di attirare un pubblico
tutto nuovo. Riley rese possibile l’incontro tra Michael Jackson ed il genere detto “new jack swing”, da lui diffuso come vivace fusione di hip hop, pop e urban black music.
L’album arrivò a vendere trentacinque milioni di copie in tutto il mondo, producendo ben nove singoli di intramontabile successo e diventando presto uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.
Tra i più clamorosi successi contenuti in Dangerous, meritano particolare menzione “Heal the Word”, “Will You Be There” e, sopratutto, “Black or White”. Oltre ad una rinnovata “fame” per
influenze sonore vivaci e al passo coi tempi, l’album segnala anche una crescente attenzione verso tematiche di sensibilizzazione sociale ed umanitaria.
Dopo Dangerous, gli anni Novanta furono caratterizzati da una fortuna mutevole, fatta di scandali e controversie, ma non per questo dimentica dei fasti passati. Anzi, a metà decennio l’artista si dedicò alla rilettura e al ripensamento del suo vasto catalogo: il progetto “HIStory” rimetteva in ordine i successi più grandi insieme a cover, remix e rielaborazioni. Non mancavano gli inediti, e come sempre non potevano mancare hit elettrizzanti: il duetto con la sorella Janet “Scream”, la ballad scritta da R. Kelly “You Are Not Alone” e T”hey Don’t Care About Us” uscirono tutti a cavallo tra il ’95 e il ’96.
Per un nuovo album di inediti si dovette aspettare fino al 2001, quando fu pubblicato Invincible – sarebbe stato l’ultimo della carriera di Jackson. Un inconsapevole canto del cigno – trascinato dal
contagioso singolo “You Rock My World” – che alternava infuocati inviti al ballo a toccanti ballate, affrontando tanto tematiche universali quanto demoni personali.
La sconvolgente morte dell’artista, avvenuta il 25 giugno 2009, è stata seguita dalla pubblicazione di Michael Jackson’s “This Is I”t, colonna sonora dell’omonimo documentario che raccontava la
preparazione di un atteso tour, un ritorno alle scene purtroppo mai concretizzato.
Non è mancato del materiale inedito, raccolto nei due album postumi “Michael” e “Xscape”, pubblicati rispettivamente nel 2010 e nel 2014. I brani provengono da cassetti sparsi lungo decenni,
cassetti diversi in genere ed intenzione: c’è però, a legarli, il filo di un artista instancabile, capace di raccogliere istinto, vocazione e desideri dentro confezioni irripetibili, brillanti di una perfezione, di un’identità, che è semplicemente impossibile eguagliare. Sfogliandoli ci si accorge ancora una volta della loro vastità: non sono scarti, non sono neanche semplicemente canzoni limitate alla loro
durata, qualunque essa sia. Sono frammenti di una visione che ha per sempre cambiato la musica pop.