YOU CAN’T USE MY NAME: CURTIS KNIGHT & THE SQUIRES FEATURING JIMI HENDRIX
01 Apr 2015EXPERIENCE HENDRIX L.L.C. E LEGACY RECORDINGS PRESENTANO
YOU CAN’T USE MY NAME: CURTIS KNIGHT & THE SQUIRES (FEATURING JIMI HENDRIX) THE RSVP/PPX SESSIONS
Le registrazioni risalgono al periodo 1965-1967 e contengono un brano inedito
New York, NY – Experience Hendrix L.L.C. E Legacy Recordings pubblicano You Can’t Use My Name: Curtis Knight & The Squires (Featuring Jimi Hendrix) The RSVP/PPX Sessions – primo album della serie che presenta queste registrazioni nel loro contesto originale. La collezione di 14 brani a prezzo speciale è tratta da registrazioni in studio del 1965 e 1966 [più una registrazione del luglio 1967], e sarà disponibile in CD e LP 150 grammi dal 24 marzo.
Nei primi anni ‘60, prima di intraprendere una carriera da leader che continua a tutt’oggi a influenzare pop, rock e soul, Jimi Hendrix era un musicista semi sconosciuto che lavorava precariamente con una varietà di artisti tra cui gli Isley Brothers, Don Covay, Little Richard e Curtis Knight & The Squires.
Ed Chalpin era invece un imprenditore e produttore discografico che nel 1960 aveva fondato la PPX International Inc., creando un business redditizio. La sua specialità consisteva nel registrare cover dei maggiori successi statunitensi per le case discografiche estere, che uscivano poi su quelle basi con i testi originali tradotti nelle lingue dei vari Paesi. Oltre a quei rifacimenti per i mercati esteri, Chalpin cominciò a produrre materiale originale a New York, registrando allo Studio 76. Nel 1965 portò in studio per dei provini Curtis Knight e decise di produrlo e fargli da manager. Nel gruppo di Knight, The Squires, c’era il giovane Jimmy Hendrix, con cui il 15 ottobre 1965 Chalpin firmò un contratto discografico di tre anni – per la somma di 1 dollaro e una royalty dell’1%. Quando Jimi nel 1967 raggiunse il successo con il suo gruppo, The Jimi Hendrix Experience, quel contratto con Chalpin e Curtis Knight & The Squires si sarebbe rivelato un grosso problema.
Hendrix era convinto di firmare un contratto come musicista di accompagnamento ma già nel 1966 Chalpin concesse in licenza due singoli tratti dalle sue sedute con Curtis Knight alla RSVP Records, una nuova etichetta indipendente newyorkese di proprietà di Jerry Simon: “How Would You Feel” / “Welcome Home” e “Hornet’s Nest” / “Knock Yourself Out.” Gli ultimi due brani erano strumentali composti dal giovane Jimmy e sono a tutti gli effetti il primo prodotto commerciale della musica di Jimi Hendrix. Entrambi i singoli naufragarono nelle classifiche dell’epoca, così che l’interesse di Simon nei confronti del gruppo venne meno e la RSVP non pubblicò mai un terzo singolo.
Hendrix avrebbe continuato a collaborare in modo intermittente con Curtis Knight & The Squires nel 1966. Contemporaneamente aveva formato un proprio gruppo, Jimmy James & The Blue Flames, esibendosi al Greenwich Village. Fu lì, al Café Wha ?, che il bassista degli Animals Chas Chandler vide Hendrix che interpretava “Hey Joe”. Impressionato, Chandler si offrì di portarlo a Londra per registrare una versione della canzone e di fargli da produttore. Nel settembre del 1966 Chandler volò con Hendrix da New York a Londra e dietro suo consiglio Jimi formò The Jimi Hendrix Experience, con il batterista Mitch Mitchell e il bassista Noel Redding. Chandler li portò subito in studio, impegnando il suo basso al monte dei pegni per finanziare il gruppo. Nel giro di pochi mesi, Hendrix si trasformò da turnista a rock star.
Ed Chalpin venne a conoscenza del successo internazionale di Hendrix tramite le riviste specializzate del settore e, a partire dal maggio 1967, cominciò a contattare ogni azienda che potesse avere a che fare con Hendrix comunicando che la sua PPX lo aveva ingaggiato con un contratto in esclusiva di tre anni, dall’ottobre 1965 all’ottobre 1968. A partire dal dicembre 1967, con l’album Get That Feeling, Chalpin cominciò a compilare e a dare in licenza album contenenti le registrazioni che Hendrix aveva registrato come membro del gruppo di Knight. A Get That Feeling seguì nell’ottobre 1968 Flashing. Gli appassionati sempre più numerosi di Jimi erano disorientati per la mancanza di note di copertina e per le immagini fuorvianti [la copertina di Get That Feeling riportava una foto di Hendrix al Monterey Pop Festival].
Tutta la carriera di Jimi Hendrix è stata funestata dal contenzioso su queste registrazioni, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, e le battaglie legali sono continuate fino a quando la sua famiglia nel 2003 non ha prevalso in tribunale contro Ed Chalpin e la PPX. Experience Hendrix ha acquisito da allora tutte le registrazioni controllate dal produttore e dalla sua società e questa compilation è di fatto il primo tentativo di presentare quella musica nel suo contesto originale.
You Can’t Use My Name parte con “How Would You Feel”, un singolo del 1966 basato in parte su “Like a Rolling Stone” di Dylan. Anche il lato B del 45 giri, “Welcome Home” è presente nella raccolta. Queste tracce rappresentano una pietra miliare dal punto di vista musicale, essendo le prime in cui Hendrix (indicato come “Jimmy Hendrix”) viene indicato sull’etichetta come arrangiatore. In repertorio anche i due brani del secondo singolo RSVP, lo strumentale “Hornet’s Nest” e il suo lato B “Knock Yourself Out [Flying On Instruments]”, entrambi composti da Hendrix.
You Can’t Use My Name è una frase che Hendrix pronuncia nel 1967 in studio e viene registrata in una conversazione che precede una prova di “Gloomy Monday”. Jimi chiede ripetutamente a Chalpin di non usare il suo nome se mai il nastro verrà pubblicato, e Chalpin accetta, anche se in modo ambiguo. Il contenzioso era già in atto da mesi e si può solo ipotizzare che Hendrix avesse continuato a partecipare alle sedute con Chalpin in buona fede, nella speranza che tutto sarebbe stato un giorno perdonato. Non andò così, e il dialogo è una interessante nota alla complicata storia tra le parti.
“We are extremely delighted to now be in a position to offer these rare, historic recordings,” commenta Janie Hendrix, Presidente e CEO della Experience Hendrix. “They are more than just recordings, they represent a significant segment in the timeline of Jimi’s musical existence.”
Eddie Kramer, all’epoca tecnico del suono della Jimi Hendrix Experience, ha dedicato negli ultimi tempi moltissime energie a questo progetto, per massimizzare la qualità audio della raccolta. “We’ve taken every single performance as far back as we could go in terms of source and we came up with the best original performances, stripped them back and re-mixed them and made what we feel is the best representation of those recordings,” dice Kramer.
Queste registrazioni fatte per PPX e RSVP offrono uno spaccato immediato della crescita di Hendrix appena prima della sua scoperta da parte di Chas Chandler. “Ero solo uno che suonava la chitarra in un gruppo,” sono parole di Jimi in una intervista del 1967. “Stavo sempre in secondo piano ma non smettevo mai di pensare alla mia musica, a quello che io volevo fare.” Apprezzate così nel loro contesto, queste sedute con Curtis Knight mostrano l’evoluzione della tecnica di Hendrix nel momento in cui il suo stile si fa sempre più personale e brillante.
You Can’t Use My Name: Curtis Knight & The Squires (featuring Jimi Hendrix) The RSVP/PPX Sessions
tracklist:
1) +How Would You Feel
2) +Gotta Have A New Dress
3) +Don’t Accuse Me
4) +Fool For You Baby
5) +No Such Animal
6) +Welcome Home
7) +Knock Yourself Out [Flying On Instruments]
8) +Simon Says
9) Station Break inedito
10) +Strange Things
11) +Hornet’s Nest
12) +You Don’t Want Me
13) You Can’t Use My Name 67
14) Gloomy Monday 67
Tag: ANALOG, every day, giradischi, MASTER TAPES, MUSIC, podcast, vinili, vinyl