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Legacypedia 4.0 – settimana #14

15 May 2015

GIORGIAMANGIO TROPPA CIOCCOLATA

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Nel 1997 trovò la propria espressione su disco un’amicizia prolifica e preziosa della musica italiana, quella tra Giorgia e Pino Daniele. Quest’ultimo lavorò al nuovo album dell’artista romana in qualità di produttore e
arrangiatore.
Dopo le atmosfere pensose degli album più recenti, Mangio Troppa Cioccolata rappresentava per la discografia di Giorgia una riconquista di distensioni solari, la fotografia a tinte chiare di un felice periodo di collaborazioni e contaminazioni.
Un amore da favola: Arriva da questa canzone il “mangio troppa cioccolata” del titolo, da questo divertito saggio di aspirazioni romantiche declinate ai tempi moderni. La canzone si apre con l’insinuarsi del basso su un sapiente tessuto di batteria e tastiere, poi è la volta di piano e chitarra, per l’avvio definitivo ad un groove dal sapore jazzistico. Molteplici le influenze di questa musica sbarazzina e irresistibile, sulla quale la voce si libra cristallina, riuscendo al contempo a divertirsi e a distendersi nelle sue innumerevoli sfumature.
Che amica sei: Altro brano scritto da Giorgia in collaborazione con Fabio Massimo Colasanti è Che amica sei, inno primaverile per amicizie destinate a non sfiorire. Amicizia che vince tempo e distrazioni. Nelle parole di Che amica sei c’è tutto quell’insieme straordinario di consapevolezza (“gli amori vanno tu resterai”) e meraviglia per futuri insondabili che solo le più grandi intese tra donne conoscono. Giorgia canta tutto questo con voce ridente, e quando s’introducono i fiati li segue spontaneamente come farebbe ogni anima che conosca tale complicità.
Un’ora sola ti vorrei: A quasi sessant’anni di distanza dalla scrittura della canzone, che è del 1938,Giorgia corre a ripescarla e con l’aiuto dell’arrangiamento di Pino Daniele soffia forte cacciando via tutta la polvere. Il risultato è quello di un brano rinato, che ostenta gioiosamente la propria rinnovata vocazione di fine millennio. La ricerca di un sound strenuamente radicato nel presente è evidente fin dai primi secondi: traffico e voci, suoni rubati ai momenti qualunque della nostra quotidianità.Fa capolino anche Pino Daniele, con dei vocalizzi appena accennati ma inconfondibili. Questa Un’ora sola ti vorrei è una grande riflessione sul tempo: prestito di una tradizione lontana, si forgia di una lettura che guarda al domani, al nuovo millennio che arriva.
Arriva il temporale: Si fa riconoscere fin dalle prime battute questo brano interamente composto da Pino Daniele. Lo fa con l’introduzione acuta di una chitarra dalla vocazione mediterranea. La chitarra di Daniele
sembra scherzare con il contesto allegramente elettronico del brano. Nei ritornelli è protagonista assoluto l’espressivo scambio tra voce solista e cori -­‐ parti tutte magnificamente interpretate da Giorgia -­‐ che tradisce le proprie radici soul con vivace chiarezza. Torna dunque ad aggiungersi la chitarra, in quello che nel finale si trasforma in un divertito collage di parentele musicali.
Ho voglia di ricominciare: Uno stacco di batteria e parte in quarta un altro brano dal groove deciso, Ho voglia di ricominciare. Grande ricchezza nell’arrangiamento soul per questa canzone dall’incedere contagioso. La musica si muove sinuosa, e quando s’introducono i fiati -­‐ ad opera di ospiti d’eccezione: Rosario Giuliani e Mike Applebaum -­‐ diventa un’onda altissima che è bello ammirare e veder giocare con la voce di Giorgia. Che in quel “ho voglia di ricominciare” sembra racchiudere la dichiarazione di un nuovo inizio, una delle brillanti tappe di una carriera che ha costantemente cercato un rinnovamento vitale, riuscendovi sempre .
Dimmi dove sei: Altro brano interamente composto da Pino Daniele è Dimmi dove sei, uno dei più raffinati ed affascinanti dell’album. E’ una canzone ricca di maggiore riflessività rispetto alle precedenti, più adulta e
sofisticata. La musica prende la forma di delicate suggestioni elettroniche. Il canto di Giorgia vola: si concede suggestive giravolte, ma è in grado di farlo sempre al momento giusto, non incorrendo mai nell’eccesso che per un altro interprete sarebbe stato quasi inevitabile.
In vacanza con me: Scritta da Joe Barbieri, In vacanza con me è la parentesi più scanzonata dell’album. Un brano da cantare in compagnia. “Lascia il mondo alla rovina”, e via con la musica. Di nuovo Rosario Giuliani al sax e Mike Applebaum alla tromba, in una festa contagiosa. La vacanza cantata da Giorgia può guardare all’America o ad un mare qualunque: di fatto, è uno stato d’animo, un viaggio del cuore.
Sueño latino: Questo brano è un trionfo di contaminazioni ed ispirazioni diverse. Giorgia ne scrive il testo insieme a Martyn Lee Webster: nelle strofe la scelta cade sulla lingua inglese, con parole sussurrate da una voce grave e suadente. Nei ritornelli, invece, si passa allo spagnolo suggerito dal titolo, perfetta scelta per andare incontro alla musica scritta da Giorgia con Pino Daniele. Quest’ultimo si cala sulla scena, inconfondibile, con un magico lavoro di chitarra, sua verace anima latina.
Fai come se: Fai come se comincia con sonorità leggere, accennate dalle tastiere, per poi trovare il suo respirocon il lavoro sopraffino della voce di Giorgia e la complicità dei fiati. Il brano vede il jazzista siciliano Rosario Giuliani farsi largo in un magico assolo di sax soprano. A spalleggiarlo, ancora una volta, Mike Applebaum, che si divide tra tromba e flicorno. Fai come se vede i suoi protagonisti muoversi in modo elegante, guidati dall’ispirata interpretazione di Giorgia.
Come in un film: Come in un film è una canzone interamente composta da Giorgia, testo e musica, è una confidenza romantica affidata alla voce, splendida e sognante più che mai. Le parole sono scandite dal sapiente
lavoro dei musicisti: il co-­‐arrangiatore Fabio Massimo Colasanti, Jimmy Earl, Greg Mathieson.
Tutto è possibile: Il brano finale dell’album, Tutto è possibile, vede di nuovo Giorgia autrice di parole e musica. Per la chiamata alla ribalta torna Pino Daniele alla chitarra acustica, col suo carezzevole marchio distintivo. La chitarra si esprime su un delicato tessuto elettronico per accompagnare dolcemente la riflessione di Giorgia, affidata ad un’interpretazione magica e cristallina.

 


 

EURYTHMICS – TOUCH

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Nel 1983 la consacrazione del duo Eurythmics, dopo lo straordinario successo di Sweet Dreams (Are Made of This) dell’anno precedente, arrivò con un album più maturo e ponderato, Touch. La presa di distanza dalle passate esperienze prende la forma di un respiro più ampio e sapiente, un allontanamento dalle sonorità scarne del synth pop in voga alla ricerca di una musicalità diversa.
Considerato il momento di massima espressione dello sperimentalismo elettronico targato Eurythmics, Touch è un album dalle tinte sofisticate, ricercato. L’aspetto unico di questo disco, però, va rintracciato nella capacità di aver fatto di eleganti sperimentazioni musicali delle hit da classifica. Grazie ai nove brani che compongono Touch -­‐ tutti composti da Dave Stewart e Annie Lennox -­‐ i due riuscirono infatti a confermarsi al contempo come due dei volti più interessanti ed originali della British New Wave e come presenze fisse dell’immaginario pop mondiale.
Here Comes the Rain Again: L’introduzione imposta la scena su frequenze di sapore drammatico, sottolineato dallo scambio tra sintetizzatori pungenti ed una maestosa pioggia di archi. Ogni componente strumentale riesce a fondere sapientemente respiro classico e contrappunti che sembrano anticipare le più moderne soluzioni techno. Su questo ricco terreno si muove la voce di Annie Lennox, più che mai magnificamente ossessionante. Nel finale si libera anche del peso delle parole, lasciando puro sfogo alla creatività vocale.
Regrets: Parte con una ritmica ammiccante questa dichiarazione sussurrata di un’anima inafferrabile (I’ve got a dangerous nature). La voce di Annie Lennox strega l’ascoltatore, muovendosi in punta di piedi, mentre la trama musicale la segue in quello che è un trionfo cool. Dave Stewart manovra sapientemente i suoi strumenti, pizzicando di volta in volta corde di basso o chitarra . Nel finale s’inseriscono anche i fiati, ospiti d’onore di una festa musicale mai eccessiva.
Right by Your Side: Il clima si fa ancora più spensierato con Right by Your Side, l’episodio più allegro dell’album, semplicemente irresistibile. E’ un canto festoso che fa sfoggio della sua ispirazione caraibica. Il tessuto musicale è elettronico, e ospita vivaci incursioni di suoni e spunti che hanno un sapore etnomusicologico. Gli strumenti si divertono ad alternarsi e contrapporsi, e la voce di Annie Lennox non è da meno: sa librarsi leggera per arrivare ovunque voglia. Right by Your Side è una cascata di suggestioni, impossibile da ascoltare restando fermi.
Cool Blue: Con Cool Blue si fa ritorno ad una ritmica più riflessiva, ma la canzone ha un motivo che entra in testa per non uscirne. L’espressione vocale è come sempre ispirata, ma ad un punto tale da diventare quasi, nei ritornelli, forsennata. Si addolcisce con lo scorrere del tempo, lasciando la scena al complesso tessuto strumentale. Dave Stewart, polistrumentista dai vivaci interessi, lascia il segno soprattutto al basso,
contrappunto costante ai movimenti vocali a suon di energico slap.
Who’s That Girl: Primo singolo estratto dall’album, Who’s That Girl deve parte del suo successo anche all’indimenticabile video che l’accompagnò. Who’s That Girl ha una protagonista , la voce di Annie Lennox: una
presenza ossessiva, allo stesso tempo glaciale e penetrante, sensuale ed inquietante. Strumenti ed interpretazione si fondono fino a diventare una cosa sola: un eco fascinosamente inquietante, un’esplosione
di stile indimenticabile.
The First Cut: . Una lunga introduzione coniuga una musica trainante ad interventi corali fulminei ed incalzanti. La canzone è come un rodeo sonoro in cui l’andamento ritmico s’impegna in continui colpi di corda.
L’interpretazione vocale è impenetrabile come le parole che pronuncia. E resta ermetica fino in fondo, quando il tessuto sonoro s’infittisce e si lascia andare in una conquistata libertà.
Aqua: Uno dei momenti più raffinati dell’album, Aqua vede il duo inglese destreggiarsi tra sonorità meticce ed influenze diverse. Per fare questo i due si servono di una strumentazione insolita e stimolante: in questo brano fanno la loro comparsa, tra l’altro, flauto e percussioni (suonati da Annie Lennox) e dulcimer e xilofono (nelle mani di Dave Stewart).
No Fear, No Hate, No Pain (No Broken Hearts): L’avvincente No Fear, No Hate, No Pain (No Broken Hearts) è inaugurata da una lunga introduzione tra musiche d’atmosfera e voci che non hanno bisogno, per più di un minuto, di usare parole. Annie Lennox gioca con la sua incredibile voce per l’intera durata del brano. Il canto si fa via via più (letteralmente) melodrammatico, fino al decisivo recupero, nel finale, di suggestive
contaminazioni orchestrali.
Paint a Rumour: Il brano conclusivo, Paint a Rumour, è quello di maggiore durata dell’intero album. Sette minuti e mezzo di suggestioni disco. Sette minuti e mezzo di quello che sembra un viaggio all’avventura portato avanti in trance. Quella di Paint a Rumour è un’elegante sfilata di suoni, una ricerca dettata da una vitalissima sete musicale. la formula dell’incantesimo Eurythmics, che in Touch ha trovato il suo momento di massimo splendore.

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